lunedì 6 maggio 2024

STORIE CINESI: Prima della Cina

Questo è il primo di una serie di post sulla Cina (madrepatria della mia dolce metà), che visiterò quest'anno per la prima volta.
Il primo post sarà dedicato a esplorare le origini più remote della terra che oggi chiamiamo Cina. Infatti, tutti sanno che la Cina fu culla di una delle civiltà più antiche, ma pochi sanno che la sua preistoria è ancora più antica, molto di più che la preistoria europea. Noi che abbiamo una visione eurocentrica della storia, non abbiamo idea del fatto che in realtà le vallate dell'est asiatico videro la presenza di ominidi già milioni di anni fa.
Ma cominciamo ancora da prima, da molto prima.

La terra che oggi conosciamo come Cina venne formandosi durante il periodo Triassico, circa 200 milioni di anni fa, quando i due continenti detti della Cina del Nord e della Cina del Sud entrarono in collisione (nel corso di centinaia di migliaia di anni), formando un unico continente, la Cina, che successivamente, tra i periodi Giurassico e Cretacico (a partire da 150 milioni di anni fa in poi) entrò in collisione con il resto del continente asiatico che stava lentamente andando a formarsi. Numerosissimi fossili di piante, dinosauri e altri animali preistorici risalenti a quelle epoche remote sono stati trovati in Cina, antichissime testimonianze di una ricca biodiversità in quell'area del mondo.
A partire da circa 60 milioni di anni fa, dopo l'estinzione dei dinosauri, cominciò a diffondersi in tutto il mondo un nuovo ordine di mammiferi: i primati. Anche in Cina sono stati trovati fossili di diverse specie di primati, a partire da 55 milioni di anni fa.
Dai primati si evolsero le scimmie, in tutto il mondo incluso in Cina. Un genere estinto di scimmie, chiamato Lufengpithecus, i cui fossili sono stati trovati nella contea di Lufeng nello Yunnan (Cina sud occidentale) apparteneva alla famiglia degli ominidi (a cui apparteniamo noi umani ma anche gli odierni scimpanzé, gorilla e oranghi). Visse tra i 20 milioni e i 5 milioni di anni fa e pare che possa essere stato tra i primi ominidi a cominciare a muoversi su due zampe, anche se era certamente più simile alle scimmie che a noi (apparteneva alla stessa sottofamiglia degli odierni oranghi).

E poi, accanto alle scimmie, a un certo punto compaiono in Cina le tracce di qualcun altro ben diverso, tracce che possiamo accomunare come appartenenti alla sottotribù animale degli Hominina (a cui appartenevano vari generi estinti tra cui il famoso genere Australopithecus, e infine anche il nostro genere Homo).
Nel sito di Masol, nel nord dell'India a poche centinaia di chilometri dall'attuale confine con la Cina, sarebbero state trovate negli ultimi anni tracce della presenza di una specie molto probabilmente Hominina risalenti addirittura a 2,7 o 2,6 milioni di anni fa: si tratta di particolari incisioni su fossili di animali, che specie ominidi scimmiesche come gli oranghi o gli scimpanzé non sarebbero in grado di fare: ciò ha aperto la ricerca alla possibilità che ominidi più evoluti vivessero a quel tempo in quella regione, forse addirittura affini al genere Homo. E poi nella Cina centrale, nel sito archeologico di Longgupo, sono stati trovati fossili ominidi (specie non ancora definita) risalenti a 2,48 milioni di anni fa, e nel sito di Shangchen, vicino alla città cinese di Xi'an, alcune centinaia di chilometri più a nord di Longgupo, sono stati trovati strumenti litici di 2,12 milioni di anni fa, questi chiaramente scheggiati dalle mani di una specie Homo.
Questi ritrovamenti hanno posto molti interrogativi ai ricercatori e ai paleontologi.
Perché fino ad anni recenti la teoria che andava per la maggiore era che fu l'Homo erectus la prima specie Homo a uscire dall'Africa e a colonizzare parte dell'Asia. Ma l'Homo erectus, secondo la teoria mainstream, si sarebbe evoluto attorno ai 2 milioni di anni fa... Ma allora, chi erano quegli ominidi che vivevano nell'attuale India 2,7 milioni di anni fa e nell'attuale Cina 2,5 milioni di anni fa?
I paleontologi, in attesa di nuove future scoperte, stanno dibattendo su diverse ipotesi: una di queste sostiene che non fu l'Homo erectus il primo a emigrare al di fuori dell'Africa, ma qualche specie del genere Homo più arcaica (o addirittura qualche specie di australopitechi), di cui finora abbiamo scoperto solo tracce incomplete. Una variante di questa ipotesi è che l'Homo erectus si sarebbe forse evoluto inizialmente in Asia, non in Africa, essendo il discendente di una specie arcaica emigrata fuori dell'Africa molto tempo prima, e poi si sarebbe diffuso in Africa solo in seguito, a partire da 2 milioni di anni fa. Un'altra affascinante ipotesi è che diverse specie accomunabili sotto il genere Homo potrebbero essersi evolute separatamente, sul continente asiatico e su quello africano, a partire da ancestrali ominidi presenti sui rispettivi continenti (per esempio, dagli australopitechi in Africa e dai discendenti del Lufengpithecus in Asia, per fare solo un esempio).

Comunque siano andate le cose, intorno a 1,8 milioni di anni fa compaiono in Cina i primi fossili riconoscibili come Homo erectus. Che si tratti di erectus migrati dall'Africa o evolutisi sul suolo asiatico, questa è una questione aperta.
A seconda della regione dove sono stati trovati, i fossili sono stati classificati come diverse sottospecie di Homo erectus (per fare l'esempio di una specie animale ancora oggi esistente, il leopardo ha almeno otto sottospecie, tra cui il leopardo africano, il leopardo indiano e il leopardo persiano).
Così, a 1,7 milioni di anni fa abbiamo l'Homo erectus yuanmouensis (chiamato in gergo Uomo di Yuanmou) nella provincia cinese sud occidentale dello Yunnan, il quale era forse contemporaneo del suo "cugino" Homo erectus lantianensis (o Uomo di Lantian) che però viveva quasi 1500 chilometri più a nordest, nell'attuale provincia dello Shanxi (i fossili di quest'ultimo sono datati a partire da 1,65 milioni di anni fa).
In diversi altri siti sono state trovate tracce di Homo erectus, soprattutto nella Cina centrale e settentrionale (in particolare nelle attuali province dello Shanxi e dello Hebei), a Xihoudu (a partire da 1,8 milioni di anni fa), Majuangou (1,66 milioni), Xiaochangliang e Xiantai (entrambi 1,36 milioni), Banshan (1,32 milioni), Feiliang (1,2 milioni), Donggutuo (1,1 milioni di anni fa) e Yunyang (tra 1 milione e 900 mila anni fa).
È interessante pensare che l'ambiente in cui vivevano questi Homo erectus (e anche altre specie ominidi) era ricco di flora e fauna. Negli stessi siti sono stati trovati infatti fossili di piante e animali che permettono di ricostruire gli ambienti in cui vivevano quegli antichi abitanti. Per esempio, studiando i resti fossili, si è capito che l'Uomo di Yuanmou, nel sud della Cina, viveva in un ambiente vario, tra ampie distese erbose cosparse di acquitrini ricchi di molluschi, boscaglie e foreste con acqua sorgiva e molte specie animali. Mentre l'Uomo di Lantian nella Cina centro settentrionale (provincia dello Shanxi) abitava aree con ampie zone d'acqua ricche di pesci e popolate da una fauna molto variegata, dai cavalli preistorici agli antichi bisonti, cervi, elefanti, gazzelle, rinoceronti. Ambienti ideali insomma per il sostentamento di specie Homo che basavano la loro esistenza su caccia e raccolta.

Poi, inaspettatamente, successe qualcosa che portò gli ominidi sull'orlo dell'estinzione. Recentissimi studi genetici ci hanno fatto scoprire che, a causa di lunghi cicli glaciali alternatisi per oltre centomila anni, si verificarono ondate di estinzioni di grandi mammiferi in Eurasia (anche l'Africa fu colpita da lunghe fasi di forte aridità e carestie). Avvenne più o meno dai 930.000 agli 813.000 anni fa. Anche l'Homo erectus, che forse all'epoca si aggirava attorno ai 100 mila individui sparsi tra Africa ed Eurasia, andò vicinissimo all'estinzione: soppravvissero meno di 1300 individui fertili in tutto, il che significa che ben il 98,7% degli erectus si estinse! Per rendere meglio l'idea, basti pensare che 1300 è un numero inferiore a quello dei panda oggi esistenti in natura (e il panda è considerato oggi una specie a rischio d'estinzione). Fu un crollo demografico avvenuto probabilmente nel corso di decine di migliaia di anni, ma che sembrava condurre inesorabilmente verso l'estinzione. Però furono proprio quelle estreme condizioni avverse che portarono il genoma dell'Homo erectus a modificarsi per sopravvivere, distinguendosi per sempre da quello degli altri ominidi: il corredo genetico passò da 24 coppie di cromosomi (quello che hanno tuttora le specie più vicine a noi: scimpanzé, bonobo e gorilla) a 23 coppie di cromosomi, grazie alla fusione di due cromosomi ancestrali che diede origine al nostro cromosoma 2. Secondo i paleoantropologi, fu quello un primo passaggio fondamentale che portò all'evoluzione verso la nostra specie.

Se quello è lo scenario che avvenne 800 mila anni fa, sembra proprio che tra i 1300 erectus fertili sopravvissuti una manciata di essi si trovasse in Cina. Perché risalgono a partire dai 770 mila anni fa i fossili ritrovati nel famosissimo sito archeologico di Zhoukoudian, non lontano da Pechino, dove visse la sottospecie Homo erectus pekinensis, conosciuta in tutto il mondo col nome Uomo di Pechino. Dai reperti, che non testimoniano innovazioni rispetto ai precedenti erectus sulle tecniche di come scheggiare le pietre, la maggior parte degli antropologi ritiene che il discorso che ho appena fatto sulla modifica del nostro corredo genetico probabilmente non avvenne per gli erectus cinesi, ma solo per quelli africani (dove è attestata l'evoluzione in Homo heidelbergensis), che sarebbero quindi gli antenati diretti di noi Homo sapiens. Eppure, anche senza questa modifica genetica, anche un piccolo gruppo di ominidi in Cina riuscì a sopravvivere attraverso il "collo di bottiglia" di 800 mila anni fa, come testimoniano appunto i ritrovamenti del sito dell'Uomo di Pechino, ma anche altri siti sparsi nella Cina, che attestano la presenza degli erectus ancora per qualche centinaio di migliaia di anni, fino all'incirca a 230 mila anni fa. Ma è anche possibile che le comunità locali di Homo erectus cinesiridotte ai minimi termini a causa del periodo glaciale, nel giro di alcune decine di migliaia di anni possano essere andate incontro all'estinzione, e che i reperti successivi siano appartenenti a nuove comunità di erectus immigrate dall'Africa o (più probabilmente) dal sudest asiatico in ondate successive. I paleoantropologi considerano questa ipotesi come piuttosto verosimile. Questo potrebbe essere anche supportato dai ritrovamenti. Come per esempio il sito del Bacino di Baise, nel sud della Cina, che attesta la presenza ominide da due milioni di anni fa e poi la scomparsa, proprio attorno a 800 mila anni fa. O lo stesso sito del già citato Uomo di Lantian, dove i fossili più recenti arrivano fino a circa 650 mila anni fa, dopodiché scompaiono, mentre nel sito dell'Uomo di Pechino non è possibile capire se l'area fu abitata in modo continuativo, ma i fossili sono stati trovati in strati di età diverse: intorno ai 700 mila, intorno ai 500 mila e intorno ai 230 mila anni fa, suggerendo in qualche modo l'ipotesi di ondate successive (per la precisione, lo strato più antico abitato ancora dagli ultimi sopravvissuti locali dell'epoca glaciale, e i successivi ripopolati da colonie venute da fuori, forse dal sudest asiatico, dove le condizioni climatiche più miti avevano permesso a qualche comunità di erectus asiatici di sopravvivere alla glaciazione). Lo stesso vale per altri siti archeologici cinesi, dove diversi ritrovamenti (come per esempio l'Uomo di Nanjing) paiono risalire attorno ai 400 mila anni fa, con un vuoto di qualche centinaio di migliaia d'anni dai tempi della terribile glaciazione.

E poi, a partire all'incirca dai 300 mila anni fa, mentre le tracce di Homo erectus si diradano sempre più, compaiono nei siti archeologici in diverse parti della Cina alcuni ominidi che non sono più erectus. Trattandosi di scoperte recenti, la comunità scientifica internazionale si sta ancora confrontando sulle origini di questi nuovi fossili. L'unica cosa certa è che fanno parte del genere Homo e che non sono più arcaici come gli erectus. Alcuni paleoantropologi vi hanno riconosciuto specie ibride a partire da un'evoluzione degli Homo erectus, altri ritengono si tratti di nuove specie o nuove sottospecie, altri sono molto cauti. Alcuni paleoantropologi cinesi hanno sostenuto che essi sarebbero l'indizio del fatto che a partire dagli Homo erectus cinesi si sarebbero evoluti degli Homo sapiens autoctoni asiatici. Ma questa teoria non è considerata credibile dagli altri scienziati, anche perché tale visione vorrebbe implicitamente sostenere che i moderni cinesi sarebbero discendenti da una sottospecie sapiens diversa da quella africana, dalla quale siamo derivati noi Homo sapiens in tutto il mondo.
Al momento non si possono trarre conclusioni definitive su quale specie Homo fossero questi nuovi fossili, ma possiamo farne una rassegna: si tratta di un panorama affascinante.
Una scoperta molto interessante, e probabilmente molto importante per capire questo periodo di passaggio della preistoria umana, è stata fatta nel 2006 nella grotta di Hualong, nella Cina centrale. Oltre a fossili di animali e a strumenti in pietra, sono stati rinvenuti oltre una trentina di fossili ominidi, risalenti pare a un periodo intorno ai 300 mila anni fa. La cosa interessante è che tra questi c'è un Homo erectus, un altro erectus che però presenta anche caratteristiche di altre specie Homo arcaiche, e un individuo con caratteristiche in parte arcaiche e in parte più moderne, che sembra essere a tutti gli effetti una specie ibrida (un misto tra specie diverse). La cosa affascinante è che queste tre specie Homo diverse tra loro vissero nello stesso luogo, forse a poche migliaia di anni di distanza l'uno d'altro. Questo porta a pensare a uno scenario suggestivo ma realistico, in cui diverse specie Homo (inclusi gli ultimi erectus) abitavano la Cina in quelle epoche e probabilmente avvenivano anche accoppiamenti tra specie diverse che generavano specie ibride (come del resto succedeva anche in Africa e in Europa).
Questo spiegherebbe anche altre scoperte che sono state fatte in diverse regioni della Cina.
Risalenti a circa 260 mila anni fa sono due ritrovamenti, uno nello Shanxi nella Cina centrale (fossile denominato cranio di Dali) e uno nella provincia di Liaoning nella Cina nordorientale. Entrambi i fossili presentano alcune caratteristiche dell'erectus e altre simili ai sapiens (che a quell'epoca già esistevano come minimo in Africa). Fossili dalle simili caratteristiche e risalenti a un periodo attorno ai 200 mila anni fa sono stati trovati tra le province di Shanxi e Hebei.
A un periodo simile, forse intorno ai 200 mila anni fa (la datazione è incerta) risalirebbe un altro fossile ritrovato nel Guandong, nella Cina meridionale. L'individuo, chiamato Uomo di Maba dal nome della località del ritrovamento, presenta secondo gli studiosi caratteristiche ancora più miste: tratti da Homo erectus misti con tratti simili a Homo heidelbergensis (specie che a quel tempo era diffusa dall'Africa all'Europa) e altri simili a Homo neanderthalensis (l'Uomo di Neandertal, che a quei tempi popolava l'Europa e che si spingeva in parte dell'Asia, come vedremo tra poco) e addirittura a Homo sapiens. Insomma, era un individuo dalle molte ibridazioni.
Ancora più affascinanti, nella loro enigmaticità, sono i fossili forse risalenti ad almeno 160 mila anni fa, trovati in tre regioni completamente diverse della Cina: uno a Harbin (nella steppa all'estremo nordest della Cina), uno nella contea di Xiahe, in piena Cina centrale ai bordi dell'altopiano del Tibet, a un'altitudine di oltre 3000 metri, e il terzo addirittura sotto acqua nel tratto di mare tra la Cina continentale e Taiwan (a quell'epoca il livello del mare era di ben 140 metri più basso e l'attuale Taiwan era collegata via terra col resto della Cina). Il primo fossile, quello di Harbin, è stato ritenuto talvolta (non con ampio consenso tuttavia) una specie a sé e viene a volte classificato come Homo longi (dal nome colloquiale di quella regione, Longjiang). Ma in realtà tutti e tre questi fossili, nonostante provengano da regioni così distanti e diverse, a 3000 chilometri di distanza l'una dall'altra, condividono caratteristiche simili, ed è qui che la faccenda si fa interessante. Pare che tutti e tre abbiano caratteri che li accomunerebbero a una specie Homo scoperta per la prima volta nel 2008 presso la grotta di Denisova, nella Siberia russa a poche centinaia di chilometri dal confine nord occidentale della Cina. Da analisi del DNA, si è scoperto che l'Homo di Denisova (a cui non è stato ancora dato un nome scientifico perché i resti finora trovati sono troppo scarsi per poterne ufficialmente catalogare la morfologia) era una specie Homo a sé stante, separata dai Sapiens e dai Neandertal, ma geneticamente più vicina ai Neandertal. Fu una specie che si espanse in gran parte dell'Asia, fino al sudest asiatico. Inoltre, si è scoperto che i Neandertal stessi si erano espansi dall'Europa fino all'Asia centrale, ed erano entrati in contatto con i Denisova, procreando in alcuni casi prole ibrida.
Insomma, negli ultimi anni è emerso uno scenario molto più eterogeneo di ciò che si pensava in passato. Dai 200 mila ai 100 mila anni fa (e anche dopo) in diverse regioni del mondo vivevano diverse specie Homo, che intrattenevano rapporti l'una con l'altra, talvolta di competizione e conflitto, talvolta di collaborazione fino ad arrivare ad accoppiamenti interspecie. Anche nella Cina di quell'epoca era così: gli Homo erectus "puri" erano scomparsi, o meglio, alcuni dei loro geni erano sopravvissuti in nuove specie, come l'Homo longi o altre che non sono classificate come specie un po' per la mancanza di fossili completi e un po' perché presentano un aspetto fortemente ibrido, di difficile catalogazione. Accanto a queste specie, c'era in Cina una specie Homo più distinta, quella dei Denisova, che a sua volta occasionalmente si ibridava con altre specie, tra cui i "discendenti" diretti degli erectus e anche i Neandertal, che è ragionevole assumere vivessero almeno ai bordi della Cina nord occidentale, dal momento che la loro presenza è stata confermata a poche centinaia di chilometri oltre il confine russo, nella grotta di Denisova.
Una traccia dell'influenza neandertaliana (diretta o indiretta) anche in Cina sarebbe il ritrovamento di strumenti in pietra lavorati secondo la "tecnica di Levallois", risalenti a partire da 170 mila anni fa, nella grotta di Guanyindong, nella Cina sud occidentale. La cosiddetta tecnica di Levallois fu un deciso miglioramento della tecnica di scheggiatura delle pietre, che le rendeva molto più affilate che in passato, tanto da poterne ricavare lame, raschiatoi e anche punte di lance. Questa tecnica di scheggiatura era stata padroneggiata soltanto dai neanderthalensis e dai sapiens. Per quanto riguarda i Denisova non si è sicuri, ma potrebbero averla appresa confrontandosi e incrociandosi con i Neandertal, proprio a partire dall'area tra il nordovest della Cina e la regione confinante dell'Altaj russo, in piena Asia centrale. Insomma, gli incontri tra specie Homo diverse, in particolare tra Neandertal e Denisova, portò a sviluppi anche tecnologici molto importanti pure in Cina.

E l'Homo sapiens, la nostra specie? Quando arrivò in Cina per la prima volta?
Ci sono un paio di siti nella Cina meridionale (la grotta di Zhiren e la grotta di Fuyan) che hanno consegnato denti e una mandibola fossilizzati risalenti a un periodo tra 100 mila e 80 mila anni fa. Questi fossili avrebbero caratteristiche di Homo sapiens (miste con caratteri più arcaici nel caso dei reperti di Zhiren). Ciò porterebbe alla conclusione che la nostra specie sia arrivata per la prima volta nell'Est asiatico prima di quanto si ritenesse. Ma non tutti gli studiosi sono convinti della datazione di quei fossili, che sono tuttora sotto il vaglio di verifiche.

In ogni caso, attorno a 75 mila anni fa avvenne una catastrofica eruzione di un supervulcano a Toba, sull'isola di Sumatra (nell'attuale Indonesia) a duemila chilometri in linea d'aria dal sud della Cina. Secondo gli scienziati, fu probabilmente la più grande eruzione degli ultimi 25 milioni di anni, e le conseguenze globali portarono molte specie animali, inclusi gli ominidi e anche la specie umana, sull'orlo dell'estinzione. Si stima che la cenere vulcanica liberata nell'aria coprì i cieli di buona parte del pianeta per un lunghissimo periodo, dai sei ai dieci anni, e ciò provocò un raffreddamento globale simile a una glaciazione, che sarebbe durato per un migliaio d'anni. Studiando il corredo genetico della nostra specie e di altre specie di mammiferi (scimpanzé, oranghi, macachi, tigri, ghepardi), i ricercatori hanno scoperto che proprio intorno a 70 mila anni fa molte specie quasi si estinsero: sopravvissero poche migliaia di individui, che oltrepassato quel "collo di bottiglia" (cioè la quasi estinzione della loro specie) tornarono ad aumentare di numero molto lentamente soltanto dopo alcune migliaia di anni. E tutti noi umani di oggi, tutti gli oltre 8 miliardi di umani che popolano il pianeta, siamo discendenti da quelle pochissime migliaia di individui che sopravvissero alla catastrofe, si stima appena tra i 3000 e i 10.000 individui in tutto il mondo! E secondo ricerche genetiche, pare che quelle poche migliaia di sopravvissuti vivessero in Africa orientale (d'altronde ha senso, perché era sufficientemente lontana dal luogo dell'eruzione).
Quindi, se anche alcuni Homo sapiens fossero arrivati in Cina prima di 80 mila anni fa, essi si estinsero, insieme ad altri ominidi che popolavano il suolo cinese, in seguito all'inverno vulcanico generato dalla catastrofe di Toba.

In effetti, non si ritrovano tracce Homo in Asia orientale risalenti ai successivi 30 mila anni dopo la catastrofe di Toba.
La comparsa della nostra specie in Cina infatti risale a partire da 45 mila anni fa, e la più antica presenza umana in territorio cinese ha già in sé qualcosa di spettacolare: a quell'epoca risalgono infatti gli strati più antichi di depositi di strumenti in pietra a Nwya Devu, in pieno altopiano del Tibet, a ben 4600 metri sul livello del mare, il che fa di quel posto il più elevato (come altitudine) sito archeologico del paleolitico. Dai reperti paleoambientali pare che a quell'epoca il clima in Tibet fosse più mite di quello che è oggi, ma ciò non toglie nulla alla straordinarietà della scoperta.
Le prime vere e proprie ossa della nostra specie in Cina risalgono attorno ai 42 mila anni fa, a Tianyuan, vicino alla attuale Pechino.
Queste prime tracce umane nella Cina del dopo-Toba appartenevano all'ondata migratoria di quei pochi sopravvissuti Homo sapiens africani che, dopo una lenta ripresa dalla quasi estinzione, ripresero a espandersi e raggiunsero l'est asiatico tra i 50 mila e i 40 mila anni fa. Quei moderni umani trovarono probabilmente una Cina florida di piante e animali, ma senza più alcuna altra specie Homo, e lentamente, nel giro di generazioni e generazioni, la colonizzarono.
Probabilmente una ondata arrivò da nord dell'Himalaya, e costituirono una "cultura" litica che si estendeva dalla Siberia meridionale al Tibet, mentre un'altra ondata migratoria arrivò dal sud, attraverso l'India, e andò a stabilirsi nelle fertili vallate della Cina orientale.
Questi ultimi, della migrazione proveniente dall'India, sono ritenuti gli antenati degli attuali Cinesi, dal momento che dopo di allora non vi fu più alcuna cesura genetica tra quelle popolazioni (altre migrazioni sì, certo), fino alla nascita dell'antica civiltà cinese, molte migliaia di anni dopo. E questa ricostruzione, va anche detto, smentisce le teorie di qualche paleoantropologo cinese che sosteneva che i moderni Cinesi fossero discendenti di una razza o sottospecie sapiens separata dai sapiens africani.

E proprio per il fatto che quegli umani di 42 mila anni fa a Tianyuan erano gli stessi che avrebbero fondato la Cina quasi 40 mila anni dopo, terminiamo qui questo post dedicato alla "Cina prima della Cina", e riserviamo la storia di quei "nuovi arrivati" per un prossimo post.

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