martedì 28 aprile 2015

Zululand

Ieri sono stato a uShaka, il parco acquatico di Durban. Turisti, surfisti, famiglie e bambini in visita all'acquario, spettacolo di foche ammaestrate per il divertimento degli spettatori. Festival della birra lungo la spiaggia. Un'atmosfera di festa per il Freedom Day, il più importante giorno festivo del Sudafrica, che celebra il ricordo delle prime elezioni libere del dopo-apartheid, nel 1994.
Era un ambiente cosmopolita e poco africano.
Oggi siamo andati a suonare nella profonda provincia del KwaZulu-Natal, e ho visto l'altra faccia della medaglia: i villaggi della gente comune zulu, molto lontano dalla città.

Ndwedwe è un paesino a soli 60 km a nord di Durban, adagiato sulle belle ondulazioni della Valle delle Mille Colline, ma qui i lussi della città sembrano lontani anni luce.
Siamo andati a suonare a Ndwedwe per accompagnare gruppi di ragazzini zulu provenienti da diverse scuole dei villaggi della zona, nell'ambito del South African Schools Choral Eisteddfod, cioè un festival di cori giovanili che si svolge ogni anno a Durban.
In quel villaggio ho visto gente con i volti segnati dalla pacatezza e dalla saggezza di chi è abituato a fidarsi solo della propria terra che gli dà cibo e lavoro, lontano dalle pose dei cittadini. Li guardavo camminare accanto a me e mi davano l'impressione di gente con i piedi per terra e la testa sulle spalle, cordiali ma non subdoli o untuosi, e mi sono risultati subito simpatici.
Anche i ragazzi e ragazze dei cori, con divise diverse a seconda della scuola di provenienza, avevano negli occhi la mancanza di affettazione, ma allo stesso tempo la consapevolezza e caparbietà proprie della gente di provincia, e mi ci sono un po' riconosciuto.

Questo, ho pensato, è lo Zululand. Ma poi ho pensato che il punto di riferimento simbolico e morale degli Zulu è un re che nelle scorse settimane ha auspicato che i lavoratori stranieri di altri Paesi africani ritornino nelle loro terre di origine, perché a suo dire ruberebbero il lavoro agli zulu. Queste dichiarazioni, riprese dai giornali, hanno scatenato violenze xenofobe a Durban, violenze che non si vedevano dai tempi della fine dell'apartheid, e che hanno provocato anche dei morti.
Il fatto è che Goodwill Zwelithini kaBhekuzulu, re degli Zulu da mezzo secolo, ricopre una carica non solo simbolica, ma riconosciuta anche dalla Costituzione sudafricana, quale monarca costituzionale del regno zulu all'interno del KwaZulu-Natal, e capo di altre istituzioni pubbliche zulu.
Quindi le sue dichiarazioni non possono essere prese alla leggera. In ogni caso, sono state prese fin troppo alla lettera da quella parte di zulu disoccupati ed esasperati che hanno attaccato i negozi degli immigrati africani in una delle zone più povere della città di Durban.
Lo scandalo è che il re zulu, sei mogli e 28 figli, spende e spande soldi in maniera spropositata e del tutto irrispettosa del proprio popolo, che vive in grande maggioranza in povertà. Per concedersi di replicare alle critiche e condannare la xenofobia, re Goodwill Zwelithini ha tenuto un comizio-spettacolo al monumentale stadio di calcio "Moses Mabhida Stadium", la settimana scorsa.

Chissà cosa penseranno i tranquilli e laboriosi abitanti di Ndwedwe di questo personaggio.
Comunque, ogni volta scopro nuove sfaccettature della realtà sudafricana, un mondo che non finisce di sorprendermi.