giovedì 12 marzo 2020

Sudafrica: le Origini - 1 (gli australopitechi)

In un post precedente ho accennato al primo incontro degli Europei con le coste dell'Africa meridionale, odierno Sudafrica. Avvenne circa mezzo millennio fa. Ma prima di quegli eventi, l'Africa del sud era stata popolata da milioni di anni da altre stirpi umane. Facciamo una breve panoramica di quello che era il Sudafrica prima della colonizzazione europea. A partire proprio dalle origini più antiche.

La paleoantropologia ci insegna che ciò che oggi si dà per assodato, in futuro potrebbe essere smentito da nuove scoperte. Ma una cosa è condivisa dagli archeologi: dopo l'Africa orientale (odierne Tanzania, Kenya ed Etiopia), il Sudafrica sarebbe il secondo luogo di più antica origine del genere Homo. Tant'è che i maggiori siti archeologici del Sudafrica sono stati nominati Culla dell'Umanità e sotto questo nome sono diventati nel 1999 uno dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

Circa 5 milioni di anni fa, la parte meridionale del continente africano era geologicamente immutata da tempi immemori, e tale è rimasta fino a oggi. Milioni di anni fa, come ai nostri giorni, si presentava come un altopiano antichissimo (oggi chiamato veld), che da decine e decine di milioni di anni (un tempo equivalente all'infinito per i nostri criteri umani) probabilmente non era mai stato toccato da terremoti o altri cataclismi.
Il veld sudafricano di 5 milioni di anni fa era però più umido e arborato di quello di oggi, con una vegetazione subtropicale e popolato da molti animali, tra cui diverse specie antenate dei grandi felini e dei grandi erbivori che popolano le riserve naturali sudafricane di oggi. E poi, c'erano anche primati più evoluti, appartenenti alla famiglia degli Hominidae (ominidi), che riuscivano a stare in piedi sulle due gambe. Di questi in Sudafrica non abbiamo fossili risalenti a 5 milioni di anni, perché la formazione dei fossili è un processo che richiede circostanze ambientali molto particolari per potersi innescare, e circostanze ancora più fortuite e rare affinché i fossili possano essere ritrovati e analizzati ai giorni nostri. Ma è probabile che, accanto ad altre specie di mammiferi, esistessero qui anche specie di Hominidae che non abbiamo ancora scoperto e forse non scopriremo mai. Ritrovamenti di fossili di primati antichi milioni di anni e appartenenti a specie diverse sono avvenuti nei luoghi più svariati non solo in Africa ma anche in Eurasia, quindi è probabile che qualche specie di primate bipede eretto esistesse nel Sudafrica di 5 milioni di anni fa. Magari, chissà, non troppo dissimile da quelli del genere Ardipithecus, che in quella stessa epoca vivevano diverse migliaia di chilometri più a nord, in Africa orientale. Ma, a meno di nuove future scoperte, non lo sapremo mai con certezza.

Quello che è certo è che, passando centinaia di migliaia di anni, l'evoluzione genetica di certe specie fece il suo corso, creando nuovi generi animali. Passato più di un milione di anni dal quadro che ho descritto qui sopra, un nuovo genere di ominidi viveva dall'Africa orientale al Sudafrica, un genere oggi estinto ma che apparteneva alla medesima tribù genetica dell'uomo moderno: l'Australopithecus. Ma gli australopitechi avevano ben poco in comune con gli ominidi successivi, a parte il fatto che camminavano eretti. Erano molto simili agli odierni bonobo e scimpanzè, di cui condividevano un antenato comune appena un paio di milioni di anni prima (oggi i bonobo e gli scimpanzè sono le specie animali più simili alla nostra), e forse la loro unica differenza è proprio che le varie specie del genere Australopithecus camminavano erette.
Un fossile di australopiteco, scoperto negli anni '90 nel sito archeologico di Sterkfontein, non distante da Johannesburg, nel Sudafrica settentrionale, all'interno dell'area di caverne preistoriche facenti parte del patrimonio Culla dell'Umanità dell'UNESCO, presentava problemi di datazione perché incastonato in rocce di diverse età, ma una nuova tecnica di datazione nel 2015 gli ha assegnato un'età di circa 3.670.000 anni (3,67 milioni). Si tratterebbe quindi di uno dei più antichi tra i fossili di Australopithecus scoperti finora, e del più antico in assoluto tra quelli scoperti nell'intera Africa meridionale.
A questo australopiteco, di cui non è chiara la specie, al momento della scoperta fu dato il nomignolo Little Foot perché i primi resti trovati erano quattro piccole ossa del piede. In seguito, grazie a spedizioni di scavo molto meticolose, furono ritrovati quasi tutti gli altri pezzi del suo scheletro fossilizzato, incluso il teschio, e questo fa di "Little Foot" uno dei più completi fossili ominidi provenienti da un'età così antica. "Little Foot", come tutti gli australopitechi di 3 milioni e mezzo di anni fa, camminava eretto, ma all'occorrenza poteva anche arrampicarsi sulle fronde degli alberi, come facevano i suoi antenati o come fanno gli odierni scimpanzè, perché aveva ancora l'alluce del piede opponibile (come le scimmie).

Il tempo passava e, al ritmo di centinaia di migliaia di anni, migliaia di generazioni di australopiteci si succedevano sul territorio dell'odierno Sudafrica. Ma, come detto, trovare resti così antichi è molto raro e quindi allo stato attuale non abbiamo altre documentazioni degli abitanti ominidi del Sudafrica di più di 3 milioni di anni fa. Poi però, una "nuova" specie di australopitechi si diffuse in Sudafrica: l'Australopithecus africanus. Il primo ritrovamento avvenne nel 1924. Gli venne dato questo nome dal professore di anatomia Raymond Arthur Dart, che per primo lo descrisse: australopithecus non significa altro, nel latino scientifico, che "scimmia dell'emisfero australe"; africanus perché si trattava del primo fossile in assoluto del genere Australopithecus scoperto in tutta l'Africa.
Dai ritrovamenti parrebbe che l'Australopithecus africanus fosse molto diffuso nell'odierno Sudafrica, a partire da 3 milioni di anni fa. Anzi, tutti i ritrovamenti di questa specie sono avvenuti finora soltanto in Sudafrica. Risalgono tra i 2.850.000 e i 2.580.000 anni fa i fossili di Australophitecus africanus ritrovati nella Makapansgat Valley, un sito archeologico nella provincia più settentrionale del Sudafrica, facente parte del patrimonio UNESCO della Culla dell'Umanità, e a circa 300 chilometri più a nord del sito dove venne ritrovato "Little Foot". Altri fossili della medesima specie si sono ritrovati in altri siti archeologici in diverse parti del Sudafrica, risalenti tra i 2,6 e i 2 milioni di anni fa.
Secondo recenti studi, non solo l'Australopithecus africanus aveva una camminata bipede più efficiente rispetto alle precedenti specie di australopitechi, ma dallo studio delle ossa metacarpali sembra che avesse la facoltà di produrre e usare strumenti con le mani, grazie a una opposizione del pollice simile alla nostra, cosa che lo renderebbe il primo ominide in grado di usare strumenti (per esempio, legni o pietre per autodifesa e per colpire le prede). Tuttavia, le misurazioni del cranio suggeriscono che avesse un cervello di dimensioni simili agli odierni scimpanzè. Una scoperta fatta in una grotta della Makapansgat Valley ha fatto discutere gli archeologi per decenni: si tratta di un sasso che, a causa di fortuite modellazioni geologiche, si presenta grosso modo come una sorta di volto umanoide stilizzato. Poiché questo sasso sarebbe stato ritrovato in una caverna a chilometri di distanza da fonti naturali geologiche simili, e nella stessa caverna dove sono stati ritrovati moltissimi fossili di Australopithecus africanus, è stato ipotizzato che qualcuno di questi australopitechi avrebbe trasportato volontariamente il sasso in quel luogo, riconoscendo nell'oggetto un volto umanoide. Sono soltanto speculazioni tuttavia, non ritenute valide da molti archeologi.

Tutte le specie animali prima o poi si estinguono o si evolvono. Ciò successe anche all'Australophitecus africanus. Infatti a partire da 2 milioni di anni fa non sono stati più ritrovati fossili di questa specie. Dopo quasi un milione di anni di esistenza, anche l'Australophitecus africanus lasciava il mondo ad altre specie.
A partire da 2 milioni di anni fa, abbiamo la certezza che diverse specie di ominidi vivevano contemporaneamente nell'odierno Sudafrica.
Vengono fatti risalire a circa 1.980.000 anni fa i resti fossilizzati di sei scheletri scoperti nella grotta di Malapa tra il 2008 e il 2009 (nella stessa provincia delle scoperte precendenti, non lontano da Sterkfontein), resti che apparterrebbero a una nuova specie, denominata Australophitecus sediba (che significa sorgente in lingua sotho). Queste zone 2 milioni di anni fa si presentavano come una distesa di valli boscose e colline. L'Australopithecus sediba era probabilmente una specie di transizione tra gli australopitechi e gli ominidi del genere Homo. Aveva il cervello delle dimensioni tipiche di un australopiteco, ma i due lobi frontali del cervello erano fortemente asimmetrici, caratteristica tipica del genere umano (il nostro cervello si è sviluppato impegnando maggiormente la parte sinistra, dedicata al linguaggio). Anatomicamente era chiaramente un australopiteco, ma alcuni tratti erano simili a quelli dei futuri Homo, come per esempio un naso sporgente, denti e muscoli della masticazione più piccoli, gambe più lunghe, mano con presa di precisione.

Il periodo attorno a 2 milioni di anni fa fu probabilmente un momento importantissimo nella diversificazione di varie specie di ominidi.
Oltre all'Australophitecus sediba, altre specie vivevano contemporaneamente in Sudafrica. Una di queste era il Paranthropus robustus. Questa specie, i cui fossili sono stati ritrovati soltanto in Sudafrica, secondo molti studiosi non apparteneva al genere Australopithecus, ma al genere Paranthropus, di cui altre diverse specie sono state ritrovate in Africa orientale. Talvolta alcuni ricercatori hanno considerato i generi Paranthropus e Australopithecus come sinonimi, ma questo è un capitolo aperto, come tanti altri in paleoantropologia. Comunque sia, il robustus, che fosse un australopiteco o meno, aveva un'anatomia più scimmiesca degli altri australopitechi. Questo per dire che l'evoluzione non è stato un processo lineare.

Tra i numerosi ominidi che attorno ai 2 milioni di anni fa popolavano il Sudafrica, di cui alcune specie sono ancora in attesa di essere studiate e classificate, c'era anche un nuovo genere, le cui origini sono tuttora avvolte nel mistero: il genere Homo, a cui apparteniamo noi. Ma questa è un'altra storia, per un prossimo post.