mercoledì 28 gennaio 2015

Lo scorso millennio e l'incognita di questo


Siamo all'inizio del terzo millennio, e diciamo che non è iniziato nel migliore dei modi: si è aperto con gli attentati dell'11 settembre e da allora è tutto un susseguirsi di tensioni e guerre tra lo stile di vita globalizzato "occidentale" e il suo più acerrimo nemico, il fondamentalismo islamico.

Avendo passato infanzia, adolescenza e prima giovinezza nell'ultimo ventennio del Novecento, in un certo senso mi considero un uomo dello scorso millennio. L'impronta della scuola italiana dopotutto affonda le sue origini nell'umanesimo italiano di seicento anni fa. Soprattutto noi Italiani siamo eredi delle azioni di Dante, Leonardo da Vinci, Cristoforo Colombo, Giordano Bruno, Galileo, Meucci, Marconi, Fermi... per citare i primi nomi che vengono in mente: cioè di personaggi che hanno fatto la storia dell'umanità nel secondo millennio. Tutto il mondo, se è così come è oggi, lo deve all'esistenza di uomini come loro (e a tantissimi altri). Il millennio appena trascorso è stato quello più straordinario della storia della Terra, per quanto riguarda la concentrazione di fatti, scoperte e cambiamenti avvenuti in così poco tempo, tutti a causa dell'uomo. Sarà difficile che in futuro si ripeta un millennio simile, che è passato dall'arretratezza dell'epoca feudale europea dell'anno mille (e in quasi tutto il resto del mondo l'arretratezza era ancora maggiore), alla globalizzazione e allo straordinario sviluppo di benessere e tecnologico della seconda metà del Novecento: un cambiamento totale  in così tanti aspetti e in soli mille anni, unico nella nostra storia. Se la pensiamo così, siamo fortunati a vivere in questa epoca, ricevendo in eredità ciò che l'umanità ha conseguito nel corso degli ultimi mille anni.

Miniatura dell'XI secolo che rafigura il protagonista
della rinascita del Mille: l'aratro in ferro
Prima dell'anno mille i vari regni e Stati europei erano chiusi nei propri confini, reduci da secoli di rivalità e guerre. Il "vecchio continente" era giunto forse al punto più basso, le civiltà del passato erano dimenticate e si badava a vivere, o sopravvivere, giorno per giorno. Ma proprio intorno al mille cominciò una prima ripresa, chiamata a volte col nome di "rinascita dell'anno mille": una concomitanza di eventi favorevoli, tra cui innovazioni importanti negli strumenti agricoli come l'aratro in ferro, fecero aumentare la produzione agricola come non avveniva da secoli, e a catena seguì uno sviluppo in tutti gli altri ambiti. La popolazione europea, si stima, era sui 45 milioni nei primi decenni dell'XI secolo e crebbe fino a 60 milioni durante i 150 anni successivi. Nacquero le università e le grandi cattedrali gotiche, entrambi simboli dell'Occidente fino ai giorni nostri. Fu in questo contesto che si sviluppò la potenza commerciale delle  repubbliche marinare, Venezia, Pisa e Genova su tutte. Ma fu anche l'epoca in cui nacquero le Crociate. Tra le novità, ci fu l'invenzione delle note musicali come le conosciamo oggi, da parte del monaco Guido d'Arezzo (utilizzate per il momento per la musica da chiesa: la musica popolare non si serviva di note, ancora). Nel frattempo, in Cina durante la dinastia Song venivano inventate la polvere da sparo, la bussola e la stampa a caratteri mobili (che in Europa verrà inventata da Gutenberg solo 400 anni dopo), e lo Stato cinese fu proprio in questo periodo il primo nella storia a emettere a livello nazionale carta moneta: le banconote, che in Europa avrebbero cominciato a entrare in uso solo nel XIV secolo. In America, i Maya e altri popoli nativi americani avevano già conoscenze astronomiche che nel resto del mondo ci sarebbero voluti secoli ancora per raggiungerle, e coltivavano prodotti in Europa sconosciuti, come patate, pomodori, zucche, peperoni e peperoncini, mais, cacao, tabacco, vaniglia, ananas, mango, papaia, avocado!

La corte di Federico II a Palazzo della Favara, a Palermo,
(secondo un dipinto del 1939)
Nel frattempo la ripresa economica europea portò nel Duecento a un'epoca di sviluppo quale non si vedeva da molto tempo. Cominciarono ad affermarsi gli Stati nazionali, Inghilterra e Francia su tutti.
La penisola italiana, pur divisa in tanti Stati, tra Comuni al nord, Stato pontificio e Regno di Sicilia al sud, vide la nascita di movimenti letterari e poetici ("dolce stil novo") che diedero un forte impulso
all'elaborazione della lingua italiana (ancora divisa in lingue regionali). Tra i tanti personaggi importanti, vale la pena nominare San Francesco d'Assisi, Gengis Khan, Marco Polo, Federico II di Svevia, che da re di Sicilia divenne imperatore del Sacro Romano Impero e fu considerato in seguito come prototipo del sovrano illuminato, esperto del buon governo e del bel vivere, protettore della cultura e delle arti. E poi ovviamente, a fine del secolo, Dante, che diede il meglio della sua opera però nel secolo successivo.

Il Trecento appunto vide un balzo nello sviluppo della nascente lingua italiana, con Dante, Petrarca, Boccaccio su tutti.
Ma il Trecento fu anche un'epoca tragica: una grave pandemia di peste, la "Morte nera", imperversò in Europa e Asia, e solo in Europa uccise due terzi dell'intera popolazione. In Asia non si hanno stime certe, ma ciò che è certo è che questa grande moria (come veniva chiamata all'epoca) fu uno shock da cui l'Europa si risolleverà solo dopo più di un secolo, demograficamente ed economicamente.

Ma intanto, tra Quattrocento e Cinquecento, successero nuovi eventi eccezionali. Un'epoca di nuova intraprendenza commerciale sui mari, e di visionari viaggiatori come Cristoforo Colombo, Vasco da Gama, Ferdinando Magellano, fecero scoprire all'Europa non solo nuove rotte commerciali, ma nuovi continenti, come l'America. Letteralmente si apriva un nuovo mondo agli occhi degli Europei. La stessa conformazione della mappa terrestre doveva essere rimessa in discussione, e anche i rapporti commerciali con l'Asia venivano intensificati, dopo la drammatica epoca delle invasioni mongole di Gengish Khan (nel XIII secolo l'impero mongolo, il più esteso di ogni impero nella storia, era giunto a minacciare l'Europa stessa).
Una delle opere più famose del Rinascimento,
"La Primavera" di Sandro Botticelli
In una nuova epoca di fermento e ottimismo, l'Italia tornò faro del mondo dopo un millennio, con il Rinascimento. Basti Pensare a nomi come Donatello, Brunelleschi, Leonardo da Vinci, Pico della Mirandola, Michelangelo, BotticelliMachiavelli, fino ad arrivare a Galileo Galilei, solo per citare pochi tra i tantissimi personaggi. Il Rinascimento italiano influenzò tutta Europa: nelle Fiandre e Paesi Bassi la pittura fiamminga ed Erasmo da Rotterdam, in Germania artisti come Albrecht Dürer. Anche le opere dell'inglese Shakespeare e dello spagnolo Cervantes furono influenzate dalla fioritura culturale cinquecentesca.
Varcata la metà del millennio, l'umanità, in Europa, sembrava avviata verso una nuova età dell'oro, non più vista dai tempi dell'Impero Romano. Gli Europei però svilupparono anche azioni meno positive: ora che avevano un nuovo continente a disposizione, l'intera America, tecnologicamente arretrata, i conquistatori non tardarono a sfruttarla cinicamente, schiavizzandone la popolazione nativa. Dall'Africa, altro continente che non poteva competere con l'Europa (nonostante tante culture affascinanti e il forte impero d'Etiopia) importarono in massa manodopera africana da far lavorare nelle nuove colonie americane (per questo in Brasile e negli Stati Uniti la popolazione nera è da sempre una parte rilevante della popolazione totale).
La Chiesa cattolica nel frattempo attraversò un periodo di forte conservatorismo, giungendo a instaurare un severissimo tribunale ecclesiastico, l'Inquisizione, creato inizialmente per processare tutti coloro ritenuti punibili per eresia, in qualsiasi Stato cattolico (soprattutto la Spagna e le sue numerose colonie), ma in seguito utilizzato anche per punire gli avversari politici, dal momento che lo Stato Pontificio era un vero e proprio soggetto politico. L'Inquisizione divenne famigerata per la ostinatezza delle persecuzioni e per la crudezza delle torture, che spesso terminavano con la morte dell'imputato.

Nel frattempo la sensazione di continuo progresso europeo subì dei colpi terribili nel Seicento, quando nuove guerre tra Stati nazionali europei (Guerra dei Trent'anni e guerra civile inglese) e nuove epidemie di peste minarono fortemente la qualità di vita degli Europei.
La scienza però continuò a progredire, anzi, nonostante le resistenze dei vecchi conservatorismi ci fu una vera rivoluzione scientifica, con scoperte che cambiarono totalmente il modo di vedere il mondo e l'universo. Già il polacco Copernico era stato un precursore (non l'unico) di questa rivoluzione, e ora altri scienziati come il danese Tycho Brahe, l'italiano Galileo Galilei, il tedesco Keplero, l'inglese Newton, tra gli altri, posero le prime basi della scienza moderna.

Il Settecento si aprì con una nuova consapevolezza scientifica, e in Francia si sviluppò un intero movimento intellettuale volto a vedere il mondo con occhi razionali: l'Illuminismo, che con questo nome veniva posto in contrapposizione al supposto oscurantismo dei secoli passati.
A metà Settecento, dopo le guerre del secolo passato sembrava essere stata raggiunta una certa stabilità e pace. Ma in realtà stava per iniziare l'epoca delle rivoluzioni.
Le colonie inglesi in America stavano subendo sempre più tassazioni dalla madrepatria, il Regno di Gran Bretagna, retto allora da re Giorgio III, e non avevano rappresentanza nel Parlamento inglese. In seguito a scontri e contro-scontri sempre più pesanti, scoppiò la guerra d'indipendenza americana: nel 1776 i coloni dichiararono l'indipendenza riunendo tutte le colonie sotto il nome di Stati Uniti d'America. Fu guerra con la Gran Bretagna, che si protrasse fino al 1783, quando gli Inglesi riconobbero la sconfitta, firmarono il trattato di pace e si ritirarono dagli Stati Uniti.
Rivoluzione francese
Per cause in parte simili, cioè tassazioni ormai insostenibili ed eccessivo divario tra la classe governante e il grosso della popolazione, nel 1789 scoppiò a Parigi la Rivoluzione francese. Questa fu molto cruenta e segnò anche la futura storia umana. Il re fu giustiziato, la Francia divenne una repubblica. Ma questo le inimicò le altre monarchie europee. Fu guerra. In guerra si distinse un valente giovane generale, Napoleone Bonaparte. Dopo la morte dei principali protagonisti politici della Rivoluzione, divenne lui il punto di riferimento della Francia, e seppe scalare gradino dopo gradino fino al potere quasi assoluto: in quella situazione di emergenza, in guerra contro mezza Europa e con la classe dirigente semi-annientata dalla Rivoluzione, la Francia rivoluzionaria poteva sopravvivere solo con un governo molto forte, dotato di poteri straordinari. Fu così che Napoleone raggiunse in pratica il potere assoluto, e nel 1804 fu proclamato imperatore dal nuovo Senato francese. Il suo potere durò qualche anno, ma guerra dopo guerra finì per essere sconfitto dalla grande alleanza delle potenze monarchiche europee.
Potenze che, deposti i leader rivoluzionari, esiliato Napoleone, fecero rientrare a Parigi l'erede al trono in esilio, e nel 1814-1815 convocarono il Congresso di Vienna, dove ridisegnarono la mappa d'Europa secondo i principi di una Restaurazione in senso monarchico.

Ma ormai il seme della democrazia repubblicana era stato gettato, e nei decenni successivi in tutta Europa e anche nelle colonie oltreoceano dilagarono rivolte e rivoluzioni che portarono all'indipendenza di molti Stati nazionali. L'Italia passò per tre cruente guerre d'indipendenza, e molti morti, prima di ottenere la liberazione dai governi stranieri che la occupavano, e di annettere Roma come capitale del nuovo Regno d'Italia, nel 1870. L'Italia tornava a essere uno Stato indipendente e unificato dopo ben 1400 anni: l'ultima volta era ancora Impero Romano d'Occidente.

Al di là delle guerre di indipendenza, il progresso europeo continuò, le colonie europee continuarono in Africa e Asia-Oceania, l'approccio del Positivismo alla scienza generava ottimismo per il futuro dell'umanità. Dopo il 1870 finalmente si ebbe un periodo di pace, ottimismo e bel vivere, che passò sotto il nome di Belle Époque.
Tutto crollò tragicamente nel 1914, quando bastò una scintilla per far divampare il fuoco che covava sotto la cenere dei vecchi risentimenti tra gli Stati nazionali europei. Scoppiava la prima guerra mondiale, che come dice il nome coinvolse anche Paesi di altri continenti, in tutto il mondo. Fu un diastro mai visto prima, in cui fecero la comparsa nuovi orrori come le bombe a mano, le armi chimiche, i carrarmati, la guerra da logoramento in trincea. Proprio anche a causa delle restrizioni del periodo bellico, si ritiene, nel 1918 scoppiò una terribile pandemia di influenza spagnola, che decimò la popolazione mondiale ed è considerata la più grave epidemia registrata nella storia umana. Se la prima guerra mondiale aveva ucciso sui 16-17 milioni di persone nel mondo, più altre 20 milioni ferite e mutilate, la pandemia di spagnola colpì in soli sei mesi un miliardo di persone, e mieté 50 milioni di morti.
Da questo disastro l'Europa di risollevò, ma con confini nuovi (l'Impero d'Austria e Ungheria scomparve, l'Austria rimase quel piccolo Stato che è tuttoggi) e con la consapevolezza che la pace era solo transitoria.
Passò un ventennio, percorso da nuovi nazionalismi populisti che rinfacciavano alle vecchie classi dirigenti la responsabilità delle scelte politiche del passato che avevano condotto alla nera situazione del momento. Nacque così il fascismo in Italia, che fu seguito da emulazioni anche nel resto d'Europa, in particolar modo in Germania dove la crisi economica degli anni '30 e i risentimenti dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale fecero nascere il nazionalsocialismo, o nazismo.
Adolf Hitler, capo di Stato della Germania
nazista, fu il responsabile di aver precipitato
l'Europa nella seconda guerra mondiale
Era solo questione di tempo. L'alleanza dei governi fascisti contro i vecchi governi liberali, Gran Bretagna e Francia in primis, portò allo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939.
Fu una tragedia ancora peggiore della precedente. L'intera Europa divenne teatro di distruzione, i bombardamenti aerei distrussero intere città, mentre nei campi di concentramento i prigionieri venivano ridotti a condizioni subumane. Al termine della guerra l'Europa era un cumulo di macerie, fisiche e morali, mentre per costringere il Giappone alla resa gli Stati Uniti sganciarono due bombe nucleari che rasero al suolo le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Le vittime del conflitto furono sull'ordine dei 60 milioni, rendendolo il più grande e letale conflitto armato della storia.

Dopo la guerra gli Stati Uniti aiutarono economicamente l'Europa e il Giappone a riprendersi, ma allo stesso tempo, come controparte, installarono le loro basi militari di supporto in Oceania e in Europa. Intanto l'altra superpotenza vincitrice, l'Unione Sovietica russa, manteneva sotto il suo controllo economico-militare l'Europa dell'est e intratteneva rapporti amichevoli con la Cina comunista. Il mondo si divideva così in due blocchi: quello occidentale o atlantico guidato dagli Stati Uniti, e quello comunista capeggiato dall'Unione Sovietica, contrapposti per decenni da una Guerra fredda, cioè un conflitto indiretto. Stati Uniti e Unione Sovietica non si attaccarono mai direttamente, ma si trovavano sempre su fronti opposti nei più cruenti conflitti di quegli anni (crisi dei missili di Cuba, guerra di Corea, guerra del Vietnam). Entrambi i blocchi erano in possesso della nuova arma nucleare, e nessuno voleva davvero una guerra nucleare, che avrebbe massacrato l'intera umanità.
L'epoca di pace forzata e lo spirito di rivalità tra i blocchi portò comunque a una ripresa economica in Europa, trascinata dallo sviluppo americano, e soprattutto a uno sviluppo tecnologico e di benessere sociale mai visti prima. Televisioni, automobili, treni, aereiassistenza sociale da parte dello Stato, cambiarono gli stili e la qualità di vita delle masse. Si diffusero nuove ideologie libertarie e progressiste: i movimenti civili del Sessantotto, il femminismo, l'ecologismo.

Nel 1991 il collasso politico dell'Unione Sovietica sancì la fine della Guerra fredda. Si apriva un nuovo ottimismo sullo scenario mondiale: la paura di una possibile guerra nucleare veniva messa alle spalle, le grandi proteste degli anni '60-'70 erano venute meno a causa di uno sviluppo e un benessere diffuso (nei Paesi occidentali).
Nuove tecnologie, come i computer, i telefoni cellulari, Internet, semplificavano enormemente le comunicazioni e in definitiva la vita di miliardi di persone nel mondo. Anche i viaggi internazionali divennero più semplici e a portata di tutti. L'Unione Europea aprì le frontiere tra i propri Stati membri e promosse interscambio studentesco tra i giovani universitari di tutta Europa con il programma Erasmus, mentre nuove compagnie aeree low cost (a basso costo) permisero anche alla classe media e ai giovani di visitare Paesi lontani, anche quelli dell'ex blocco sovietico che un tempo erano quasi inavvicinabili. Il mondo cominciò a diventare un pianeta interconesso, in cui le diverse culture potevano interscambiare usanze, modi di fare, conoscenze, anche se il modello predominante rimaneva quello occidentale, aperto però all'afflusso di nuove tradizioni (cucina asiatica, lingua e modelle russe, eccetera): era il fenomeno chiamato globalizzazione.
La Terra oggi, un mondo globalizzato
Fu in questa prospettiva ottimistica che terminava il secondo millennio dell'era cristiana, un millennio iniziato con la lotta per la sopravvivenza quotidiana e terminato con la Terra come villaggio globale in continuo (apparente) sviluppo.

Ora siamo entrati nel terzo millennio appena da una quindicina d'anni, e già il mondo ci appare molto più complesso e pieno di nuove difficili sfide. È vero che il progresso tecnologico continua (per ora). Ma anche la corruzione a qualsiasi livello e in qualsiasi Paese continua inarrestabile, compromettendo un migliore sviluppo: il divario tra sempre più ricchi e sempre più poveri aumenta di anno in anno in tutto il mondo, e il rischio è che si arrivi prima o poi a un punto di rottura (dal momento che i poveri sono molti di più dei ricchi). Una crescita economica e contemporaneamente di benessere sociale e di estensione dei diritti civili come quella di qualche decennio fa, oggi non sembra più possibile, nemmeno per le nuove potenze come la Cina. In più, una crisi economica locale oggi diventa facilmente globale, e questo ovviamente è un punto debole della globalizzazione. Gli Stati occidentali hanno esaurito le risorse su cui avevano vissuto per decenni, accumulando debito pubblico, e ora stanno poco a poco riducendo il sostegno statale che era stato un pilastro del benessere sociale della seconda metà del Novecento. Addirittura è stato annunciato che lo stesso programma Erasmus dell'Unione Europea potrebbe non rimanere attivo ancora a lungo a causa dei costi per mantenerlo attivo.
Inoltre, fatto recentissimo, sembra che il fanatismo ed estremismo violento, di matrice islamica, stia facendo più proseliti di quanto ci si sarebbe atteso, anche tra giovani occidentali. Le cause profonde sono tutte da studiare, ma intanto si moltiplicano episodi di violenza cieca, che in particolare in Medio Oriente stanno mettendo a dura prova la vita di milioni di individui. In questa situazione, Paesi dal rinnovato nazionalismo come la Russia non esitano ad approcciarsi alla politica internazionale con un atteggiamento cinico e dannoso. Per non parlare di alcune teorie secondo cui a molti governanti di oggi, anche in Europa e in America, interesserebbe ben poco della salute dei propri cittadini, e agirebbero invece solo per tutelare gli interessi di una ristretta cerchia della classe dirigente.
In questo scenario, che io non ho voluto rendere troppo fosco come già viene dipinto da tanti, le incognite sono infinite e il futuro più che mai inscrutabile. Cosa succederà alla nostra umanità nel corso di questo millennio? Ma senza spingersi così avanti, cosa succederà nel corso di questo XXI secolo?
Nessuno può dirlo, ogni previsione in qualsiasi senso può essere smentita dai fatti già domani, considerata la fluidità della situazione mondiale. La stessa ricerca di valori morali sembra ormai esausta, dopo i tanti personaggi che furono punti di riferimento nel secolo scorso. Non si vedono grandi figure in grado di catalizzare energie positive verso una reinterpretazione inclusiva e positiva dei problemi attuali. In molti oggi guardano con speranza all'apertura mentale e al coraggio delle prese di posizione di papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio), ma un uomo solo, per quanto a capo della Chiesa cattolica, non può fare granché in un possibile scenario di caos globale.
La notizia positiva è che l'interscambio d'informazione globale ha reso possibile che le classi medie in tutto il mondo abbiano una maggiore consapevolezza del proprio ruolo, e si sentano accomunate da valori e interessi simili. Un giovane mediamente acculturato in Cina può sentirsi "sulla stessa barca" di un suo consimile europeo, neozelandese o cileno. Questo è forse il miglior seme che la globalizzazione ha piantato nell'umanità, e speriamo che dia buon frutto.

sabato 24 gennaio 2015

Il bello della vita


"Che noia, pensavo stamattina". Bello fare un lavoro che ti piace e che ti lascia tanto tempo libero. Ma in una giornata di calura afosa il tempo libero si può trasformare in tormento, se poi al momento non hai un'auto con cui andare fuori città.
Così ho deciso di andare in piscina, sono uscito volenteroso, mi sono fermato a prendere un caffè sotto casa e ho visto che il parco di fronte alla caffetteria, che io ricordavo sempre chiuso, era aperto. La curiosità ha preso il sopravvento, sono entrato nel parco, che era un po' in salita essendo sulla china di una collina sovrastante Durban. C'erano due o tre coppiette bianche che portavano a spasso il cane e qualche gruppetto sparuto di neri che riposavano all'ombra. (Piccola parentesi: qui è normale parlare di bianchi e neri, e indiani, perché ciascuno di questi gruppi etnici vive esistenze completamente diverse dagli altri due gruppi)
Mi sono inerpicato su per il prato e mi si è parato davanti il panorama della città di Durban dall'alto con il mare sullo sfondo. A letteralmente due passi da casa mia, questa non me l'aspettavo.

Rinfrancato da questa scoperta, mi sono avviato a prendere il minibus per andare in piscina, ma strada facendo ho visto gente per strada che si godeva la bellissima giornata, e sono rimasto contagiato. Ho cambiato i piani e sono sceso sulla passeggiata del lungoceano, percorrendola tutta fino alla foce del fiume Umgeni, a nord di Durban. Era da diversi mesi che non passeggiavo fino qui, col suono delle onde dell'Oceano Indiano di sottofondo. Essendo sabato pomeriggio, tanti, soprattutto famiglie, erano sulla spiaggia o facevano grigliate lungo la passeggiata, com'è uso qua, soprattutto tra le famiglie indiane, che a volte mi sembrano quelle che si sanno godere di più la vita qui.
Arrivato al fiume, le onde si infrangevano imponenti sugli scogli del molo e qualche aspirante pescatore (in genere padri con figli, indiani perlopiù) gettava l'amo lungo la foce del fiume, con le onde talmente forti da spingere indietro la corrente del fiume per parecchi metri, formando quindi una specie di piccolo lago prima della foce vera e propria.

Sono poi tornato lungo la spiaggia, con le onde che spesso arrivavano non solo a bagnarmi i piedi, ma anche i pantaloncini. E ho pensato; "Il bello della vita, non sai mai cosa ti aspetta l'attimo successivo". Oggi è stata una bella giornata.