mercoledì 18 novembre 2015

L'Europa in guerra


Sono passati 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, e oggi l’intera Europa torna a sentire il sapore acre della paura, dell’insicurezza, quel senso di essere possibili bersagli in ogni momento di una violenza omicida che non guarda in faccia nessuno. Della guerra in Ucraina ho parlato nel post che ho pubblicato cinque mesi fa, dove pure parlai dei rischi connessi all’immigrazione massiccia, del fenomeno dell’Isis e di un nuovo clima internazionale che non promette nulla di buono.

Quello che non avevo previsto è che la situazione degenerasse così rapidamente. Gli attentati di venerdì 13 (data scelta a caso?) novembre a Parigi, rivendicati dall’Isis, sono di una gravità paragonabile a quelli dell’11 settembre 2001 a New York e Washington. Allora i morti furono tremila, nel crollo delle Torri Gemelle e nello sfascio del Pentagono, stavolta sono circa 130, ma uccisi a sangue freddo uno per volta all’interno di un teatro. E comunque la gravità non cambia. Allora l’organizzazione terroristica da combattere era al-Qaida di Osama bin Laden. Oggi, bin Laden è morto quattro anni fa e di al-Qaida non si sente più parlare, ma il nuovo nemico è l’Isis di Abu Bakr al-Baghdadi, e, per quanto sembri impossibile, i suoi adepti sono molto, ma molto più estremisti e pazzoidi, e quindi più pericolosi, di quelli di al-Qaida.

Non andrà mai sottolineato abbastanza come le nazioni occidentali finora abbiano preso sottogamba il problema, godendo dello stato di guerra in Medio Oriente perché portava profitti all'economia degli armamenti. Mentre ora che c'è stato il "patatrac", l'Occidente sta trionfalmente allestendo una coalizione con la Russia di Putin, la Turchia di Erdogan e l'Iran degli sciiti (nemici giurati dei sunniti estremisti dell'Isis), il cui obiettivo ovviamente è intervenire ancora più pesantemente dal punto di vista militare, dopo aver fallito (di proposito?) ogni altra azione non militare per evitare la situazione in cui siamo oggi. A cosa è servita la costruzione di basi militari americane in Arabia Saudita nel 1990? A preparare la prima guerra del Golfo, ma l'effetto a lungo termine è stato accrescere i malumori del mondo islamico contro l'imperialismo americano e occidentale. Le guerre dell'amministrazione Bush in Afghanistan e Iraq hanno aggravato esponenzialmente l'odio, e la ciliegina sulla torta sono gli interventi americani ed europei in Libia e in Siria. Ormai il Vicino e Medio Oriente sono uno scacchiere in cui le potenze occidentali e la Russia si giocano i propri interessi egemonici ed economici. Quelle terre però sono patria di uno dei nazionalismi più forti al giorno d'oggi: il nazionalismo islamico. C'è quindi da sorprendersi se tanti musulmani vedono di buon occhio una "punizione" dell'Occidente per ciò che sta combinando a casa loro? Chiaramente, cosa c'entrano gli studenti e la gente normale di Parigi, uccisi a sangue freddo? Ma un contadino o un impiegato iracheno o siriano potrebbe rispondere: cosa c'entravano gli studenti e la gente normale di Tikrit, Baghdad, Mosul, quando furono bombardati dalle bombe europee e americane?

L'Unione Europea, dopo settant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, e per la prima volta da quando l'UE esiste, si sente in guerra. La Turchia, la Russia, gli Stati Uniti, si uniscono in una nuova inedita alleanza contro l'Isis. Inedita alleanza, perché uno degli alleati più importanti è l'Iran, che fino a poco tempo fa era additato dagli USA come uno Stato che operava contro il diritto internazionale. Un nuovo gruppo G20 si sta profilando come alleanza anti-terrorismo. Un G20 che vede sedere accanto a USA e UE, e ai loro tradizionali alleati o partner economici come Giappone, Canada, Australia, Brasile, Argentina, Turchia, Arabia Saudita (e ad altri Paesi non particolarmente partner, ma potenti sulla scena internazionale, come Cina, India, Russia), anche new entries, Paesi che temono l'avanzata dei terroristi allo stesso modo, come Svizzera e Norvegia in Europa, l'Iran che di fatto oggi è una roccaforte accerchiata da estremismi mediorientali, e la Nigeria il cui nuovo governo ha dichiarato guerra aperta ai terroristi islamici di Boko Haram, che finora hanno ucciso più dell'Isis (soltanto l'altro giorno hanno provocato una nuova strage in Nigeria, con decine di morti e feriti), e da quest'anno si sono ufficialmente alleati con lo stesso Isis. Così, in modo repentino, cambiano oggi le alleanze internazionali.

Cosa ci dobbiamo attendere ora? La nuova "strana alleanza" intensificherà i bombardamenti sui territori controllati dall'Isis in Siria, come stanno già cominciando a fare massicciamente Francia e Russia. Il problema è che, anche se le strutture dell'Isis in Siria, Iraq, Afghanistan, Libia, venissero totalmente distrutte, in Europa ci sono ormai centinaia di cani sciolti seguaci dell'Isis. Basta un piccolo commando di cinque o sei persone per fare una strage, come si è visto a Parigi. L'Unione Europea dovrà intensificare sempre più i controlli, la sicurezza interna, in un clima simile a quello vissuto negli Stati Uniti dopo l'11 settembre. Sarà una prova decisiva anche per vedere la tenuta dell'UE, per vedere se il progetto di una possibile federazione europea possa funzionare in questo nuovo mondo.

Fino alla seconda guerra mondiale, i Paesi dell'attuale Unione Europea non avevano mai conosciuto periodi di pace più lunghi di mezzo secolo. Oggi il mondo è totalmente diverso, nuovi nemici mai esistiti prima, nuove alleanze e nuovi rapporti di forza inediti nella storia. Speriamo che, sotto l'effetto di cambiamenti epocali, questo lungo periodo di pace non si sia appena interrotto.

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