Un mese fa sono riuscito, insieme a mia sorella, a fare una cosa a cui tenevo: andare per la prima volta in Grecia. Pur avendo girato mezza Europa e pur avendo messo piede su quasi tutti i continenti, stranamente non ero mai stato nella vicina Grecia, uno dei luoghi che più mi affascinano quando penso al nostro lontanissimo passato. E' stato un viaggio che mirava a vedere di persona i principali luoghi della mitica antica Grecia. Non la tipica vacanza sulle isole dell'Egeo, ma un tour in auto (noleggiata) da Atene al Peloponneso, per poi tornare dalla Focide e dalla Beozia. Il tutto in una settimana: una sfida contro il tempo, in un certo senso.
Una cosa che mi ha piacevolmente sorpreso è che i principali siti archeologici sono frequentati anche oggi da tanti giovani e giovanissimi, nonostante un'epoca in cui le bellezze del passato sembrano definitivamente dimenticate dalle giovani generazioni. Cosa che evidentemente non è, come ho scoperto.
Pur essendo ancora inverno, l'aria greca aveva già i primi profumi primaverili, e gli alberi erano in fiore ovunque. E nelle giornate di sole c'era già caldo! E' anche vero che per questioni di tempo abbiamo saltato tutto l'interno del Peloponneso, dove sulle cime più alte dell'Arcadia e dell'Acaia si vedeva la neve in lontananza.
Siamo poi ripartiti direttamente per Atene, dove abbiamo cenato in centro in una buonissima trattoria.

non morire dal caldo e dall'insolazione (non ci sono particolari aree d'ombra in cima). Grazie a questo clima abbiamo potuto girare il centro a piedi in lungo e in largo senza affaticarci, e farci un'idea della città.
Il giorno dopo siamo partiti diretti verso il Peloponneso. Abbiamo fatto la foto di rito sul canale che taglia lo stretto di Corinto e poi ci siamo recati a visitare le rovine dell'antica Corinto e la fortezza veneziana e ottomana dell'Acrocorinto, arroccata in alto su una collina da cui si gode un panorama mozzafiato. La tappa successiva era uno dei luoghi simbolo della Grecia antica: il teatro dell'antica Epidauro. Tutt'oggi questa struttura funziona a meraviglia, tant'è che ogni estate vengono svolte qui rappresentazioni teatrali, e abbiamo potuto constatare di persona che l'acustica è perfetta: chi parla dall'orchestra (dove stanno gli attori) può essere udito benissimo in qualsiasi parte delle gradinate, conservatesi quasi perfettamente dall'antichità (hanno subito solo un parziale restauro negli anni '50).
La giornata si è conclusa a Nauplia, una bellissima cittadina di mare di aspetto veneziano (testimonianza del dominio della Repubblica di Venezia in Grecia), dove per cena ho assaggiato dell'ottimo pesce fresco.
Ma il Peloponneso è grande, e le strade non sempre ben tenute. Quella successiva è stata una giornata lunga, soprattutto per me che guidavo... Prima tappa le meravigliose rovine dell'antica Micene, che dopo più di tremila anni trasmettono ancora tutta la loro imponenza. Soprattutto la cosiddetta Tomba di Agamennone, un mausoleo miceneo perfettamente conservato che mi ha trasmesso perfino un certo timore.
A mezzogiorno eravamo in viaggio verso sud, passando attraverso la vivace e bella borgata di Argo moderna (ben poche rovine, quasi nulla, rimangono della famosa Argo antica) e poi lungo la costa orientale del Peloponneso, dove mia sorella non ha resistito alla tentazione di fermarsi per bagnarsi i piedi in un mare bellissimo. Sarebbe stato possibile addirittura farsi un bagno, la temperatura ambiente e quella dell'acqua erano perfette, ma non ce n'era il tempo: ci aspettava un lungo viaggio.
Sulla strada verso sud, abbiamo sperimentato le strade secondarie della Grecia, che collegano tra loro i minuscoli paesini isolati dell'interno: poco più che mulattiere, dove per alcuni tratti addirittura non sono asfaltate e ti ritrovi greggi di capre che ti attraversano la strada. Al momento non l'ho presa per nulla bene, temendo di rimanere attardati sulle strade di montagna all'avvicinarsi della sera, ma anche quell'esperienza è stata caratteristica e piacevole in fondo, ci ha mostrato un aspetto della Grecia vera, lontana dai luoghi turistici, come poteva essere la provincia italiana più di mezzo secolo fa.
Finalmente abbiamo raggiunto quel gioiello di Monemvasia, la Malvasia veneziana, il cui nome greco significa "un solo accesso": il paesino è infatti su una penisola collegata alla terraferma soltanto da un ponte artificiale, fin dal medioevo. Oggi il piccolo centro abitato, racchiuso da mura, è costituito in pratica soltanto da strutture turistiche tipiche, tutte in fase di ristrutturazione, grazie ai fondi dell'Unesco (Monemvasia è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco). Dopo aver sorseggiato un caffè greco (simile al caffè turco) alla luce del tramonto, siamo ripartiti di gran carriera per la parte più difficile di tutta la vacanza: abbiamo attraversato l'impervia costa meridionale del Peloponneso, tutta curve e senza un solo lampione che potesse illuminare la piccola strada. Abbiamo attraversato nel buio più pesto la selvaggia penisola del Mani. Eravamo anche in riserva di benzina, col terrore di rimanere a piedi in mezzo al nulla, mentre il nostro ostello ci aspettava sulla costa sud-occidentale a Pilo, a moltissimi chilometri. Per fortuna abbiamo trovato un distributore aperto (si, i distributori self service non esistono, almeno in Peloponneso, da quello che abbiamo visto...), e da lì in poi, oltrepassata la penisola di Mani, il peggio era alle spalle. Kalamata era una vivace cittadina di mare, la cui vita per le strade ci ha ricordato che erano soltanto le otto di sera, e non piena notte! Da lì in poi il viaggio è stato più agevole, ma soltanto alle 9.30 di sera siamo riusciti ad arrivare a Pilo.
Rimpiangendo di non poterci fermare sulla bellissima spiaggetta di Methoni, siamo ripartiti verso nord, verso l'antica Olimpia. Attraversata tutta la costa occidentale del Peloponneso, siamo arrivati a Olimpia giusto in tempo per visitare le rovine prima che il sito chiudesse (l'orario di chiusura invernale era alle tre di pomeriggio). Ne è valsa la pena comunque. Il sito di Olimpia si trova in un luogo veramente bucolico, in mezzo a pini, cipressi e a prati fioriti, con tanto di papaveri pure, veramente sembrava di essere in primavera inoltrata invece che a febbraio! E poi l'effetto di trovarsi in uno dei posti più importanti dell'antichità per oltre un millennio non ha prezzo...
Appena finita la visita ha cominciato a piovigginare. La pioggia è cessata giusto in tempo per fermarci a pranzare nella vicina Pyrgos, una cittadina di provincia con una bella piazza. Poi ha ricominciato a piovere ancora. Poco male, sulla strada verso Patrasso non c'era granché di importante da vedere. Uscendo dalla comoda e larga strada statale, ci siamo inerpicati in macchina fino alla fortezza Chlemoutsi, che era chiusa (eh, erano già le cinque) e poi siamo scesi al sottostante porticciolo di Kyllini, che pare fosse usato come sede di vacanza da parte della corte degli Angioini di Napoli, mentre oggi è un paesino con poche case, con un porto tuttavia molto attivo, da dove partono e arrivano i traghetti per le isole (Zacinto, Cefalonia, Itaca) e per Patrasso. Nel frattempo il tempo peggiorava, stava montando un vero e proprio temporale, così siamo ripartiti, diretti definitivamente a Patrasso. Quando siamo arrivati lì, infuriava una tempesta di vento, e la tentazione era andare direttamente in ostello. Invece il maltempo poi è calato e abbiamo potuto fare una prima passeggiata in centro. L'impressione è stata talmente buona (era sabato sera e le vie pedonali erano affollate di gente, oltretutto perché a Patrasso era ancora periodo di carnevale), che dopo essere andati a parcheggiare e a lasciare le cose in ostello, siamo tornati a cenare in centro e a vivere un po' dell'atmosfera festosa notturna di questa città, la maggiore città del Peloponneso.
Infine, ormai al tramonto dell'ultimo giorno, ci siamo avviati verso l'ultima parte del viaggio.
Abbiamo attraversato la Beozia tra bei campi collinari coltivati e siamo passati senza fermarci dalla Tebe moderna (un paesotto orribile), dato che della Tebe antica non sono rimaste nemmeno le rovine. Scavalcate le alture del Monte Citerone, siamo ridiscesi nell'Attica, e dopo un'accesa discussione abbiamo deciso di rientrare brevemente ad Atene per un'ultima passeggiata serale prima di andare in aeroporto. Ne è valsa la pena: abbiamo trovato facilmente parcheggio in centro (cosa di cui io dubitavo) nonostante fosse domenica sera e la città fosse piena di gente. Le vie pedonali erano affollate di cittadini della capitale che facevano la loro uscita serale domenicale, e, una settimana dopo la prima visita, Atene già mi sembrava più familiare, tanto da farmi pensare che in fondo non mi dispiacerebbe come città dove viverci. E lassù in alto, l'Acropoli illuminato dalla luna piena coronava nel modo migliore una bellissima vacanza, che ricorderò a lungo.