lunedì 21 marzo 2016

Viaggio in Grecia


Un mese fa sono riuscito, insieme a mia sorella, a fare una cosa a cui tenevo: andare per la prima volta in Grecia. Pur avendo girato mezza Europa e pur avendo messo piede su quasi tutti i continenti, stranamente non ero mai stato nella vicina Grecia, uno dei luoghi che più mi affascinano quando penso al nostro lontanissimo passato. E' stato un viaggio che mirava a vedere di persona i principali luoghi della mitica antica Grecia. Non la tipica vacanza sulle isole dell'Egeo, ma un tour in auto (noleggiata) da Atene al Peloponneso, per poi tornare dalla Focide e dalla Beozia. Il tutto in una settimana: una sfida contro il tempo, in un certo senso.
Una cosa che mi ha piacevolmente sorpreso è che i principali siti archeologici sono frequentati anche oggi da tanti giovani e giovanissimi, nonostante un'epoca in cui le bellezze del passato sembrano definitivamente dimenticate dalle giovani generazioni. Cosa che evidentemente non è, come ho scoperto.
Pur essendo ancora inverno, l'aria greca aveva già i primi profumi primaverili, e gli alberi erano in fiore ovunque. E nelle giornate di sole c'era già caldo! E' anche vero che per questioni di tempo abbiamo saltato tutto l'interno del Peloponneso, dove sulle cime più alte dell'Arcadia e dell'Acaia si vedeva la neve in lontananza.

Appena arrivati in aeroporto, abbiamo subito preso l'auto a noleggio e siamo partiti per Capo Sunio, dove proprio al tramonto ci ha accolti uno dei siti più scenografici: le rovine del tempio di Poseidone, poste sopra un promontorio da cui si domina una bellissima visione del Mare Egeo. Nonostante le giornate invernali fossero brevi (alle 6 il sole tramontava), arrivati sul luogo abbiamo visto diversi turisti, tutti giovani, e anche delle scolaresche italiane, tra l'altro. Ma il posto meritava: in maniche corte a febbraio, ci siamo subito resi conto che la scelta di questo viaggio era stata azzeccata.
Siamo poi ripartiti direttamente per Atene, dove abbiamo cenato in centro in una buonissima trattoria.

Il giorno dopo è stato dedicato alla visita della capitale ellenica. Che dire? A me la prima impressione che ha dato è stata quella di una città rimasta come da noi erano le città italiane 30-40 anni fa: non tanta illuminazione notturna (tranne che in pieno centro storico pedonale), traffico ancora abbastanza caotico (nonostante dicono che sia migliorato), con parcheggi selvaggi su marciapiedi e ovunque (a proposito, non esistono ancora, fortunatamente, parcheggi a pagamento). Comunque, mi ero aspettato una megalopoli gigante e caotica, invece in fondo non l'ho trovata invivibile, anzi quando la giri un po' ti ci lasci affascinare e affezionare. Lo spirito della gente greca mi è apparso molto orgoglioso e forte, e spesso privo di quell'affabilità smaliziata che cattura il turista con falsi sorrisi e smancerie: la Grecia ha tuttora, anzi oggi più che mai con la resistenza alla "integrazione" europea, uno spirito provinciale e "orientale" (passato bizantino, Chiesa ortodossa), che è molto distante da quello dell'Europa occidentale (per fortuna, viene quasi da dire). Comunque, è sempre straordinario passeggiare nel centro di una città dove puoi osservare i resti di un'eredità del passato di 2500 anni fa ancora lì, davanti ai tuoi occhi. La visita all'Acropoli per me è stata una vera e propria scoperta, perché dai libri non ti puoi fare veramente un'idea del posto. Il Partenone, come anche altri siti archeologici in altre zone della Grecia, è attualmente sottoposto a pesanti restauri con i fondi europei, restauri che includono la costruzione di nuove colonne da posizionare in luogo di quelle antiche, in un tentativo di far sopravvivere le rovine, e con esse il turismo, in un'epoca in cui la Grecia ha disperatamente bisogno dell'entrata economica portata ogni anno dal turismo internazionale (più di un albergatore ci ha confidato che le cose sono messe male e che hanno visto anche un grosso ridursi delle prenotazioni). Poi, una cosa piacevole è che abbiamo potuto visitare l'Acropoli in orario attorno a mezzogiorno e si stava benissimo, mentre in estate dicono che bisogna andarci all'alba per
non morire dal caldo e dall'insolazione (non ci sono particolari aree d'ombra in cima). Grazie a questo clima abbiamo potuto girare il centro a piedi in lungo e in largo senza affaticarci, e farci un'idea della città.

Il giorno dopo siamo partiti diretti verso il Peloponneso. Abbiamo fatto la foto di rito sul canale che taglia lo stretto di Corinto e poi ci siamo recati a visitare le rovine dell'antica Corinto e la fortezza veneziana e ottomana dell'Acrocorinto, arroccata in alto su una collina da cui si gode un panorama mozzafiato. La tappa successiva era uno dei luoghi simbolo della Grecia antica: il teatro dell'antica Epidauro. Tutt'oggi questa struttura funziona a meraviglia, tant'è che ogni estate vengono svolte qui rappresentazioni teatrali, e abbiamo potuto constatare di persona che l'acustica è perfetta: chi parla dall'orchestra (dove stanno gli attori) può essere udito benissimo in qualsiasi parte delle gradinate, conservatesi quasi perfettamente dall'antichità (hanno subito solo un parziale restauro negli anni '50).
La giornata si è conclusa a Nauplia, una bellissima cittadina di mare di aspetto veneziano (testimonianza del dominio della Repubblica di Venezia in Grecia), dove per cena ho assaggiato dell'ottimo pesce fresco.

Ma il Peloponneso è grande, e le strade non sempre ben tenute. Quella successiva è stata una giornata lunga, soprattutto per me che guidavo... Prima tappa le meravigliose rovine dell'antica Micene, che dopo più di tremila anni trasmettono ancora tutta la loro imponenza. Soprattutto la cosiddetta Tomba di Agamennone, un mausoleo miceneo perfettamente conservato che mi ha trasmesso perfino un certo timore.
A mezzogiorno eravamo in viaggio verso sud, passando attraverso la vivace e bella borgata di Argo moderna (ben poche rovine, quasi nulla, rimangono della famosa Argo antica) e poi lungo la costa orientale del Peloponneso, dove mia sorella non ha resistito alla tentazione di fermarsi per bagnarsi i piedi in un mare bellissimo. Sarebbe stato possibile addirittura farsi un bagno, la temperatura ambiente e quella dell'acqua erano perfette, ma non ce n'era il tempo: ci aspettava un lungo viaggio.
Sulla strada verso sud, abbiamo sperimentato le strade secondarie della Grecia, che collegano tra loro i minuscoli paesini isolati dell'interno: poco più che mulattiere, dove per alcuni tratti addirittura non sono asfaltate e ti ritrovi greggi di capre che ti attraversano la strada. Al momento non l'ho presa per nulla bene, temendo di rimanere attardati sulle strade di montagna all'avvicinarsi della sera, ma anche quell'esperienza è stata caratteristica e piacevole in fondo, ci ha mostrato un aspetto della Grecia vera, lontana dai luoghi turistici, come poteva essere la provincia italiana più di mezzo secolo fa.
Finalmente abbiamo raggiunto quel gioiello di Monemvasia, la Malvasia veneziana, il cui nome greco significa "un solo accesso": il paesino è infatti su una penisola collegata alla terraferma soltanto da un ponte artificiale, fin dal medioevo. Oggi il piccolo centro abitato, racchiuso da mura, è costituito in pratica soltanto da strutture turistiche tipiche, tutte in fase di ristrutturazione, grazie ai fondi dell'Unesco (Monemvasia è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco). Dopo aver sorseggiato un caffè greco (simile al caffè turco) alla luce del tramonto, siamo ripartiti di gran carriera per la parte più difficile di tutta la vacanza: abbiamo attraversato l'impervia costa meridionale del Peloponneso, tutta curve e senza un solo lampione che potesse illuminare la piccola strada. Abbiamo attraversato nel buio più pesto la selvaggia penisola del Mani. Eravamo anche in riserva di benzina, col terrore di rimanere a piedi in mezzo al nulla, mentre il nostro ostello ci aspettava sulla costa sud-occidentale a Pilo, a moltissimi chilometri. Per fortuna abbiamo trovato un distributore aperto (si, i distributori self service non esistono, almeno in Peloponneso, da quello che abbiamo visto...), e da lì in poi, oltrepassata la penisola di Mani, il peggio era alle spalle. Kalamata era una vivace cittadina di mare, la cui vita per le strade ci ha ricordato che erano soltanto le otto di sera, e non piena notte! Da lì in poi il viaggio è stato più agevole, ma soltanto alle 9.30 di sera siamo riusciti ad arrivare a Pilo.

Il giorno dopo, sotto un bellissimo sole, abbiamo potuto godere della tranquilla bellezza del porto di Pilo, e abbiamo fatto una puntata poco più a sud, a Methoni, dove rimangono le rovine di un'altra fortezza prima veneziana e poi ottomana. Non ho potuto fare a meno di notare che in Grecia anche le fortezze e le strutture di pochi secoli fa sono tutte lasciate andare in rovina (anche una chiesa al centro della fortezza di Methoni, che avrà forse un secolo, era in apparenza semiabbandonata), a differenza che in Italia dove edifici anche di cinquecento-seicento anni fa, o più, sono tuttora mantenuti in ottime condizioni.
Rimpiangendo di non poterci fermare sulla bellissima spiaggetta di Methoni, siamo ripartiti verso nord, verso l'antica Olimpia. Attraversata tutta la costa occidentale del Peloponneso, siamo arrivati a Olimpia giusto in tempo per visitare le rovine prima che il sito chiudesse (l'orario di chiusura invernale era alle tre di pomeriggio). Ne è valsa la pena comunque. Il sito di Olimpia si trova in un luogo veramente bucolico, in mezzo a pini, cipressi e a prati fioriti, con tanto di papaveri pure, veramente sembrava di essere in primavera inoltrata invece che a febbraio! E poi l'effetto di trovarsi in uno dei posti più importanti dell'antichità per oltre un millennio non ha prezzo...
Appena finita la visita ha cominciato a piovigginare. La pioggia è cessata giusto in tempo per fermarci a pranzare nella vicina Pyrgos, una cittadina di provincia con una bella piazza. Poi ha ricominciato a piovere ancora. Poco male, sulla strada verso Patrasso non c'era granché di importante da vedere. Uscendo dalla comoda e larga strada statale, ci siamo inerpicati in macchina fino alla fortezza Chlemoutsi, che era chiusa (eh, erano già le cinque) e poi siamo scesi al sottostante porticciolo di Kyllini, che pare fosse usato come sede di vacanza da parte della corte degli Angioini di Napoli, mentre oggi è un paesino con poche case, con un porto tuttavia molto attivo, da dove partono e arrivano i traghetti per le isole (Zacinto, Cefalonia, Itaca) e per Patrasso. Nel frattempo il tempo peggiorava, stava montando un vero e proprio temporale, così siamo ripartiti, diretti definitivamente a Patrasso. Quando siamo arrivati lì, infuriava una tempesta di vento, e la tentazione era andare direttamente in ostello. Invece il maltempo poi è calato e abbiamo potuto fare una prima passeggiata in centro. L'impressione è stata talmente buona (era sabato sera e le vie pedonali erano affollate di gente, oltretutto perché a Patrasso era ancora periodo di carnevale), che dopo essere andati a parcheggiare e a lasciare le cose in ostello, siamo tornati a cenare in centro e a vivere un po' dell'atmosfera festosa notturna di questa città, la maggiore città del Peloponneso.

La mattina dopo, invece, la città era semisederta ancora alle 8 (d'accordo, era domenica) e ci è riuscito molto difficile trovare un posto dove fare colazione con cappuccino e brioche. Lasciata Patrasso, abbiamo attraversato il moderno ponte che dal 2004 collega il Peloponneso con la costa della Grecia continentale, e in quel modo abbiamo attraversato il golfo di Patrasso, cosa impossibile fino a poco più di una decina d'anni fa. Siamo passati da Nafpaktos, che, non sapevo, era la Lepanto veneziana: era nelle acque lì di fronte che si svolse la famosissima battaglia di Lepanto tra Veneziani e Ottomani (1571), e ignoravo completamente che si trovasse lì, prima di passarci. Poi la strada proseguiva comodamente lungo la costa (a picco sul mare), per molti chilometri, fino a quando ha deviato per inerpicarsi sul fianco di una montagna, ed è così che siamo giunti al scenografico sito archeologico di Delfi. Sede di culto fin da epoca pre-micenea, questo sito ha un che di eccezionale: fu costruito qui in epoche antichissime, alle falde del Monte Parnaso (la cui cima si distingueva da molto lontano perché coperta di neve fresca, caduta la sera precedente), tant'è che guardando su verso le cime sembrava quasi di osservare un paesaggio dolomitico! Il santuario di Delfi pare fosse un altro luogo di importanza fondamentale nella Grecia antica. Come Olimpia lo era per le cerimonie sportive, Delfi lo era come luogo sacro di culto, ma non solo: grazie alla sua importanza, città di tutto il mondo ellenico, comprese le colonie della Magna Grecia, inviavano offerte votive che anno dopo anno cercavano di superarsi sempre di più in ricchezza. Finché la ricchezza qui accumulata fu tale che Delfi divenne anche un centro di potere, così venne creata l'Anfizionia di Delfi, un ente amministrativo autonomo da ogni città greca. In diverse occasioni, con pretesti i più svariati, città greche (Focidesi, Atene, Sparta, e perfino la Macedonia) arrivarono a scatenare guerre con la scusa di tutelare l'intoccabilità di Delfi, ma in realtà tutti miravano a prenderne il controllo. Alla fine fu formata una lega anfizionica che includeva dodici popoli greci, ciascuno avente due voti nel consiglio, in modo che una città non prevalesse sulle altre arrogandosi il prestigio morale, economico e culturale del santuario. Tale prestigio perdurò fino all'epoca romana, fino a quando nel IV secolo, con l'abolizione ufficiale dei riti pagani nell'impero romano, l'imperatore cristiano Teodosio ne decretò la definitiva chiusura.
Lasciato il santuario, e dopo aver pranzato con vista panoramica, siamo andati verso est, a visitare il bellissimo monastero medievale bizantino di Ossios Loukas, un gioiello dell'architettura bizantina. Arrivati per la verità giusto in tempo per ammirare la chiesa centrale, prima che ci chiudessero quasi le porte in faccia...anche qui, orari invernali...
Infine, ormai al tramonto dell'ultimo giorno, ci siamo avviati verso l'ultima parte del viaggio.
Abbiamo attraversato la Beozia tra bei campi collinari coltivati e siamo passati senza fermarci dalla Tebe moderna (un paesotto orribile), dato che della Tebe antica non sono rimaste nemmeno le rovine. Scavalcate le alture del Monte Citerone, siamo ridiscesi nell'Attica, e dopo un'accesa discussione abbiamo deciso di rientrare brevemente ad Atene per un'ultima passeggiata serale prima di andare in aeroporto. Ne è valsa la pena: abbiamo trovato facilmente parcheggio in centro (cosa di cui io dubitavo) nonostante fosse domenica sera e la città fosse piena di gente. Le vie pedonali erano affollate di cittadini della capitale che facevano la loro uscita serale domenicale, e, una settimana dopo la prima visita, Atene già mi sembrava più familiare, tanto da farmi pensare che in fondo non mi dispiacerebbe come città dove viverci. E lassù in alto, l'Acropoli illuminato dalla luna piena coronava nel modo migliore una bellissima vacanza, che ricorderò a lungo.


1 commento:

  1. Truly like to reading your post. Thank you so much for taking the time to share such a nice information.
    Traghetti per patrasso

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