sabato 15 giugno 2013

1984 e la "democrazia protetta"


George Orwell prevedeva qualcosa di simile già più di mezzo secolo fa nel suo romanzo visionario 1984.
Si sa che i governi possono avere accesso ai tabulati telefonici e ad altre informazioni private dei propri cittadini, nelle circostanze previste dalla legge, in genere quando lo richiedano indagini su certi crimini o questioni di sicurezza nazionale.
Eppure fa un certo effetto venire a sapere che un giovane ex informatico della CIA, tale Edward Joseph Snowden, ha denunciato alla stampa che l'Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti (NSA) da anni "spia" le informazioni digitalizzate riguardanti privati cittadini in tutto il mondo, quindi anche noi Europei, attraverso un programma denominato PRISM. E lo ha dichiarato dopo essere volato a Hong Kong, Cina, per evitare un sicuro arresto da parte delle autorità americane. E forse lascia ancora più pensare il fatto che l'amministrazione USA ha reagito malissimo alle esternazioni di Snowden. Lo stesso ministro della Giustizia, Eric Himpton Holder, ha dichiarato in conferenza stampa: "È stata aperta un'inchiesta su questo caso e posso assicurare che fermeremo il responsabile e lo consegneremo alla giustizia. La sicurezza nazionale degli Stati Uniti è stata danneggiata da queste rivelazioni. La sicurezza degli americani e quella delle altre nazioni alleate è ora a rischio".
Inquietanti sono poi le dichiarazioni rilasciate in un'intervista esclusiva alla CNN dall'ex spia Christopher John Boyce (che scontò 25 anni di carcere per aver venduto alcuni segreti della CIA all'allora Unione Sovietica): "Provo compassione per Edward Snowden, perché so che razza di vita dovrà condurre d'ora in poi. Snowden sarà da solo tutta la vita. Sono molto dispiaciuto per lui. Per tutta la vita non potrà fidarsi di nessuno. Credo che questa vicenda finirà male per lui. È comunque spacciato, qualunque cosa faccia lo prenderanno e pagherà per quello che ha fatto".
La sede della NSA (National Security Agency) degli Stati Uniti
Già un mese fa l'Associated Press, una delle agenzie di stampa più importanti al mondo, aveva denunciato l'intrusione del Dipartimento della Giustizia americano nell'ottenere di nascosto informazioni attraverso i tabulati di oltre venti linee telefoniche dell'AP usate da più di un centinaio di giornalisti, nell'arco di due mesi. In quell'occasione l'AP aveva protestato parlando di "una enorme e senza precedenti intrusione nel lavoro di un'organizzazione giornalistica", e la Casa Bianca si era vista costretta a sconfessare l'operato del Dipartimento della Giustizia, affermando che il presidente Obama non ne era al corrente.
Diciamocelo, ogni governo nella storia ha fatto il possibile per venire in possesso di tutte le informazioni possibili. La differenza è che oggi, in un mondo sempre più digitalizzato e globalizzato, le informazioni su ognuno possono essere reperite molto più facilmente.
In seguito agli attentati terroristici dell'11 settembre 2001, gli Stati Uniti hanno tessuto pezzo per pezzo un sistema di iniziative costituzionali (prima con il Patriot Act varato dall'amministrazione Bush, oggi con delle leggi che rendono legale il programma PRISM) volte a costruire una sorta di "democrazia protetta" (il termine non è mio, è del giurista Stefano Rodotà). In questo nuovo scenario, i tabulati telefonici, l'accesso a internet, l'uso delle carte di credito, il passaggio quotidiano davanti a telecamere di sorveglianza sempre più diffuse (ricordo orwelliano), questi e altri elementi lasciano una serie di tracce di ogni persona che si muove all'interno della moderna società, soprattutto nei Paesi con una società basata più o meno blandamente sul sistema capitalistico. Ogni individuo quindi può potenzialmente essere sottoposto a una sorveglianza continua attingendo all'universo sterminato delle banche dati come ad una miniera a cielo aperto. Questo sicuramente può essere visto positivamente, come un sistema di garanzia della sicurezza dello Stato e dei suoi abitanti. Ma chi garantisce dell'uso che viene fatto di tutte queste informazioni?

I documenti consegnati alla stampa da Edward Snowden descrivono il programma PRISM come abilitato alla sorveglienza in profondità su comunicazioni dal vivo e informazioni memorizzate, su dati che comprendono email, chat vocali e videochat, video, foto, conversazioni VoIP, trasferimento di file, notifiche d'accesso e dettagli relativi a siti di reti sociali: praticamente ogni movimento che qualsiasi individuo può compiere nel nostro mondo digitalizzato. Gli articoli del Washington Post e del Guardian hanno riportato che i dati raccolti da PRISM provengono direttamente dai server dei server provider di internet, e dirigenti aziendali di diverse società individuate nei documenti trapelati hanno comunicato che non erano a conoscenza del programma PRISM e in particolare hanno smentito di rendere le informazioni disponibili al governo in vasta scala come riportato dai quotidiani.
La "patata bollente" non è destinata a raffreddarsi in fretta, perché è venuto fuori che anche lo stesso Congresso degli Stati Uniti, o almeno buona parte di esso, era all'oscuro del sistema spionistico allestito dal programma PRISM. Una deputata del Congresso, Loretta Sanchez, dopo aver ascoltato un briefing reso al Congresso da dirigenti della National Security Agency, ha ammesso: "È molto di più di quanto abbiano riportato i media: quella è solo la punta dell'iceberg. Siamo rimasti tutti stupefatti".
Glenn Greenwald, giornalista del Guardian, nonché avvocato, che ha diffuso le prime slide ricevute da Snowden, ha evidenziato proprio questo aspetto: "Come si può pensare che sia remotamente sano in una democrazia avere negli uffici della National Security Agency un massiccio apparato spionistico di cui persino i membri del Congresso erano del tutto ignari? Come si può contestare il valore e la giustificabilità delle rivelazioni che siamo stati in grado di pubblicare grazie a Edward Snowden? Storie che hanno informato il pubblico americano, ma anche il Congresso, su quei programmi?"
Lo stesso Greenwald sottolinea poi che la maggioranza degli stessi cittadini americani, secondo sondaggi d'opinione, sostiene l'azione di Snowden, nonostante sia stata duramente condannata dal governo. Il sondaggio condotto dal Time ha riscontrato che il 54% degli americani è convinto che Snowden abbia fatto bene e solo il 30% lo condanna, un apprezzamento di gran lunga superiore a quello attualmente goduto da Obama e dal Congresso. Se la maggioranza crede che, comunque, Snowden debba essere processato, tra i giovani prevale l'opinione opposta, Snowden non deve neanche essere incriminato. Per il sondaggio condotto dalla Reuters, Snowden è più un "patriota" che un "traditore". E un sondaggio Gallup questa settimana ha rilevato che la maggioranza degli americani (53%) disapprova i programmi di spionaggio della NSA venuti allo scoperto grazie a Snowden, mentre li approva il 37%.
Parallelamente però il partito democratico americano si è allineato su una politica di sostegno ai programmi-spia del governo, che invece contestava con decisione ai tempi dell'amministrazione Bush, e di conseguenza anche l'elettorato di fede democratica si sarebbe appiattito sull'accettazione di questa linea: secondo il Pew Research Center, nel 2006 tali programmi "lesivi della privacy" erano accettati dal 37% del pubblico di fede democratica e considerati inaccettabili dal 61%, mentre nel 2013 farsi spiare dalla NSA è diventato accettabile dal 64% e contestato solo dal 34%. Come si può notare, i pesi sulla bilancia si sono praticamente invertiti.

Quindi scandalizzarsi per i "programmi-spia" della NSA è facile, ma bisogna anche vigilare che dietro un'apparente disapprovazione non si nasconda in realtà una disponibilità all'emulazione, come potrebbe accadere anche in Europa. Già attualmente, in base a una direttiva europea recepita in Italia dal codice della privacy, si impone a tutti i fornitori di servizi di comunicazione la conservazione, per scopi di accertamento e repressione dei reati, dei dati di traffico telematico (per un anno) e telefonico (per due anni). Parliamo dei dati di tutte le comunicazioni, non solo di quelle di soggetti attenzionati dai servizi di intelligence, come invece succede negli USA. Inoltre, in base al codice di procedura penale italiano, è possibile attivare questo genere di controlli preventivi – peraltro sia sui dati di traffico sia sul contenuto delle conversazioni (mentre in America è possibile solo sui dati di traffico e non sul contenuto) – a seguito di una mera richiesta rivolta al procuratore della Repubblica anche solo dal questore o dal comandante provinciale dei Carabinieri. E tutto questo, infine, può essere svolto senza che sia necessaria una precisa notizia di reato e lontano dalle garanzie legali previste dal codice per le intercettazioni giudiziarie vere e proprie.
È opportuno considerare che queste modalità di intercettazione possono essere molto importanti per risolvere indagini su mafia, corruzione e terrorismo. Allo stesso tempo, fatte salve queste importanti ragioni, bisogna tenere le antenne sempre alzate per evitare che un giorno non ne venga fatto cattivo utilizzo.
L'Unione Europea, allo scoppio dello scandalo PRISM, ne ha richiesto spiegazioni agli USA, come ha dichiarato il commissario europeo per gli affari interni Anna Cecilia Malmström: "Gli Stati Uniti hanno capito le nostre preoccupazioni e sono pronti a fornirci tutte le informazioni necessarie su questa questione sensibile. Occorre trovare il giusto equilibrio tra lotta al terrorismo e limiti alla privacy. Abbiamo optato per l'istituzione di un gruppo di esperti provenienti da entrambe le sponde dell'Atlantico, si scambieranno informazioni e studieranno un sistema per fornire delle garanzie sul trattamento dei dati privati. Il PRISM non può funzionare a spese dei cittadini europei".
Il timore è che questo "scambiarsi informazioni" tra USA e UE porti a una collaborazione spionistica, più che a un chiarimento sui limiti dell'intrusione nella privacy.

Insomma, non siamo certo a 1984 di Orwell, ma forse stiamo andando verso una forma di "democrazia protetta", e converrà rimanere aggiornati e informati.

Buon viaggio...

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