Oggi siamo andati con l'orchestra a suonare in un'altra delle innumerevoli scuole della regione. Per il programma "Educational concerts", finanziato dalle istituzioni sudafricane, la KZN Philharmonic Orchestra si è impegnata a recarsi in tutte le scuole della regione da cui prende il nome (KZN sta per KwaZulu-Natal), da quelle private, dove tocchi con mano l'enorme ricchezza delle élites sudafricane (nulla a che vedere con le scuole private italiane che sono povere in confronto), a quelle più misere, messe in piedi in qualche modo dal governo sudafricano per i paesini più isolati e di campagna. Ormai l'orchestra KZNPO ha battuto quasi tutta la regione, scuola dopo scuola, per far giungere anche agli angoli più lontani la magia della musica classica.
Oggi siamo andati in una scuola elementare di paese, a sud di Durban. Era la prima volta in assoluto che l'orchestra si recava lì, e gli insegnanti si erano impegnati molto per organizzare l'evento: si tratta infatti di una scuola pubblica non affatto ricca, anzi per bambini di famiglie della classe lavoratrice medio-bassa. Per noi era normale e in un certo senso noiosa routine, ma negli occhi di bambini e insegnanti ho visto scintillare come tante altre volte la meraviglia e la gioia di chi assiste a qualcosa di unico. Una coppia di attori presentava il programma con battute al tempo stesso comiche e istruttive, facendo esplodere risate a raffica dai bambini. Al termine, l'inno nazionale sudafricano di rito, come sempre, con i bambini gioiosi in piedi a cantarlo, sorridenti. Poi, mentre noi musicisti stavamo già mettendo via gli strumenti, un insegnante ha preso la parola. Era abbastanza giovane e aveva un atteggiamento dimesso, un vestiario modesto e uno sguardo buono e allo stesso tempo appassionato del suo lavoro. Ci ha detto che lui è nato e cresciuto in quel sobborgo di campagna, dove ora insegna, e che è la prima volta che è testimone di un tale cambiamento in positivo nell'insegnamento di quell'area, con un approccio "olistico" (ha usato questa parola) nell'insegnamento dei suoi ragazzi. E ci ha ringraziati perché questa esperienza rimarrà per sempre scolpita nella memoria e nelle emozioni di quei bambini.
Poi abbiamo preso i nostri strumenti e ce ne siamo andati ancora una volta come nulla fosse, al termine di un'altra mattinata di routine. Ma chissà quale seme emozionale abbiamo piantato in ciascuno di quei duecento ragazzini. E chissà in quanti altri, tra tutti quelli che ci ascoltano nelle innumerevoli scuole e scuolette. Speriamo che tante piccole goccioline insignificanti per noi possano influire sulle loro scelte future, magari nel cambiare in meglio un Paese che ne ha certamente molto bisogno.
Sono queste piccole ma allo stesso enormi soddisfazioni che mi fanno pensare di vivere una vita giusta, in questo mondo che a volte mi sembra vada alla deriva.
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