domenica 16 dicembre 2018

Natal

Esattamente 521 anni fa, nel periodo di Natale, le coste orientali del Sudafrica furono testimoni di un evento storico, destinato a cambiare per sempre le sorti di questo angolo del mondo: per la prima volta un manipolo di europei avvistava e scopriva, provenendo dal mare, queste coste africane. Nella seconda metà del XV secolo per le prime volte gli Europei avvistavano e toccavano le coste africane a sud del Sahara. È vero, spedizioni esplorative di antichi fenici, greci e romani pare abbiano viaggiato fino alle coste dell'Africa centrale, in particolare risalendo il Mar Rosso o il fiume Nilo. Una spedizione di antichi navigatori fenici sarebbe addirittura riuscita nell'impresa, secondo i loro resoconti, di circumnavigare il continente africano, partendo dal Mar Rosso (che era sede di importanti scali commerciali nell'antichità), navigando verso sud fino a raggiungere la punta meridionale e poi risalendo il continente lungo le coste atlantiche, fino al Mediterraneo, in un viaggio che sarebbe durato tre anni! La veridicità di questa spedizione fu messa in dubbio dagli stessi antichi Greci, tanto sembrava difficoltosa un'impresa del genere. In ogni caso, dopo queste sporadiche e poco verificabili avventure, nessun europeo si era più spinto a sud del Sahara.

Fino appunto al XV secolo, quando navigatori portoghesi si misero in testa di circumnavigare l'Africa per cercare una via oceanica verso l'India e i suoi ricchi commerci, una via che aggirasse l'intermediazione dei mercanti arabi e persiani. Ciò avveniva negli stessi decenni in cui Cristoforo Colombo pianificava di raggiungere le "Indie Orientali" (la Cina) attraversando l'Atlantico.
Bisogna pensare che i galeoni (navi) portoghesi e spagnoli erano giganti del mare per l'epoca, attrezzati per  sostenere viaggi molto lunghi e turbolenti anche in pieno oceano, ma certamente non disponevano di alcuna delle tecnologie delle navi moderne!

Negli anni '80 del XV secolo il sovrano del Portogallo João II promosse una serie di spedizioni per tentare la circumnavigazione dell'Africa, un'impresa mai tentata prima (almeno dai tempi dei Fenici...). In diverse spedizioni, prima vennero raggiunte le coste dell'attuale Congo, poi addirittura dell'attuale Namibia. Nel 1488 il navigatore portoghese Bartolomeu Dias riuscì a oltrepassare la punta più meridionale dell'Africa spingendosi fino a 800 km a est di essa, prima di far ritorno in patria perché gli stremi del viaggio non permisero all'equipaggio di proseguire. La punta venne battezzata dal re João II col nome di Capo di Buona Speranza (nome che detiene ancora oggi), perché nella sua visione apriva la speranza di nuove proficue rotte commerciali oceaniche con l'India (in realtà poi si è scoperto che la punta più meridionale dell'Africa è Capo Agulhas, un poco più a est del Capo di Buona Speranza).

Appena cinque anni dopo l'impresa di Bartolomeu Dias, Cristoforo Colombo ritornava dal suo primo viaggio oltre l'Atlantico, celebrato come un eroe per avere aperto una nuova via verso le Indie (nessuno sospettava che le coste su cui era sbarcato Colombo potessero appartenere a un nuovo continente, l'America). Colombo era stato sponsorizzato dai reali di Spagna. Questo mise sicuramente fretta a João II del Portogallo, che decise di spingere ancora di più per completare la circumnavigazione dell'Africa.

Fu così che nel 1497 il giovane (27 anni!) ma già esperto navigatore Don Vasco da Gama, già con esperienza in altre navigazioni sulle coste occidentali dell'Africa al servizio della corona portoghese, venne incaricato dell'impresa. A differenza che in passato, Vasco da Gama scelse di navigare in oceano aperto per sfruttare le correnti e raggiungere il Capo di Buona Speranza il prima possibile: partite a luglio da Lisbona, le navi raggiunsero il Capo a novembre. In dicembre, l'equipaggio stava inoltrandosi in mari totalmente ignoti, senza sapere a cosa andava incontro.

A Natale la spedizione stava costeggiando le coste orientali del Sudafrica, e Vasco da Gama decise di dare il nome Natal (Natale in lingua portoghese) a queste coste. I galeoni raggiunsero la baia dove oggi sorge il porto di Durban, e presso la costa che oggi è chiamata The Bluff, appena a sud dell'entrata nella baia, si fermarono per sfruttare un'ottima pesca. Bisogna immaginare la scena: tre galeoni da 170 tonellate, lunghi quasi 30 metri e larghi otto metri e mezzo, dispieganti enormi vele con stemmi di un reame cristiano. Non possiamo immaginare cosa avranno pensato le popolazioni native che da una qualche collina prospicente la costa assistevano a questa visione. Le coste più a nord, che oggi vengono chiamate Mozambico, erano frequentate di continuo da navi arabe provenienti dal Mar Rosso, e ospitavano già diverse colonie commerciali arabe. Questo perché quella regione più a nord aveva un materiale che faceva gola a qualsiasi commerciante: l'oro. Ma questa regione più a sud, nell'attuale Sudafrica, non aveva interessi commerciali e quindi molto raramente, per non dire mai, le popolazioni native vedevano una nave solcare questi mari, e se anche fosse successo, le navi dei mercanti arabi erano più piccole e snelle dei giganti galeoni portoghesi della spedizione di Vasco da Gama. Quindi bisogna immaginare la forte impressione che questo avvenimento dovrà aver provocato nei nativi, anche senza avere alcun contatto diretto con i portoghesi.

Ma chi erano i nativi? Erano già da secoli sostanzialmente i medesimi gruppi etnici che popolano questa regione anche al giorno d'oggi: popolazioni di stirpe bantu, del gruppo etnico nguni, divise in tanti piccoli clan (dai quali nei secoli successivi si sarebbero sviluppati i popoli zulu e xhosa che abitano oggigiorno questa regione). Erano agricoltori e allevatori e sapevano lavorare il ferro, erano suddivisi in tribù ognuna col suo capo locale, spesso tributario di un capo tribù più potente. Non esistono documenti scritti su di loro, erano popolazioni che non usavano la scrittura e tramandavano oralmente le loro storie e tradizioni. Non erano marinai, per loro il mare era un ambiente ostile e non usavano barche. Per questo, a maggior ragione, la visione delle prime navi in legno che solcavano quei mari dovette probabilmente apparire loro come un prodigio scioccante e inspiegabile.
Mentre molto più a nord, nelle regioni dove oggi ci sono Zimbabwe e Mozambico, esistevano già regni con una vera e propria struttura statale (esempio unico documentato di stato organizzato nell'Africa meridionale pre-coloniale), grazie alla presenza dell'oro che aveva pompato enormemente i commerci, qui sulle coste sudafricane la struttura sociale era molto più semplice, in clan e tribù che rivaleggiavano tra loro per le risorse del territorio.

I galeoni di Vasco da Gama costeggiarono nuovamente queste coste un anno dopo, al ritorno dalla loro spedizione in India, sulla via del ritorno in Europa. E poi, nell'anno 1500 e ancora nel 1501 e 1502 nuove imbarcazioni portoghesi passarono di qui, per rafforzare la loro presenza nel commercio oceanico con l'India, ingaggiando anche una vera e propria guerra mercantile con le navi commerciali arabe (questo più a nord, sulle coste del Mozambico). Dopo di allora, questo tratto di oceano divenne una rotta fissa per le flotte portoghesi, ma le selvagge coste sudafricane erano per loro prive di interesse, preferendo i porti del Mozambico dove il commercio era molto ricco e più direttamente a contatto con le rotte mercantili dell'Asia Minore e dell'India.

I vari clan e tribù di africani nativi delle coste chiamate Natal poterono continuare la loro vita isolata da contatti esterni, per ben altri tre secoli! Ma il nome Natal rimase sulle carte geografiche europee, tant'è che a inizio del XIX secolo, quando un gruppo di commercianti avventurieri inglesi sbarcarono sulla baia dell'attuale Durban, intenzionati a intrattenere relazioni commerciali con gli Zulu, chiamarono la baia Port Natal. Negli anni '30 dell'Ottocento, coloni boeri (di lontane origini olandesi), dopo aver attraversato l'interno del Sudafrica provenendo da Città del Capo, raggiunsero questa regione. Dopo la vittoria in uno scontro sanguinoso con gli Zulu, i boeri autoproclamarono la fondazione di una loro Repubblica di Natalia. Nel 1843 a Port Natal arrivarono i contingenti inglesi della Colonia del Capo, e fondarono la Colonia del Natal, che nel 1910 confluì nell'Unione Sudafricana, diventando una provincia (Provincia del Natal). E infine, nel 1994 quando terminò il regime di apartheid e si tennero le prime elezioni democratiche, alla provincia di Natal venne accorpato il bantustan del KwaZulu (i bantustan erano territori dove venivano confinati a vivere i neri, una sorta di "riserve indiane"), e la nuova provincia oggi ha il nome KwaZulu-Natal. KwaZulu da parte sua significa grosso modo "luogo degli Zulu" in lingua zulu.

Strana è la storia. Il Sudafrica oggi ha ben 11 lingue ufficiali, eppure la provincia del KwaZulu-Natal porta per metà un nome in una lingua (il portoghese) che non è una delle undici lingue ufficiali parlate in Sudafrica. Anzi, è un nome dato da esploratori che non misero quasi piede su queste terre (gli attracchi dei portoghesi erano principalmente nell'attuale Mozambico).

Questo dà un tocco ulteriore di multiculturalità a un Paese già di per sé molto variegato e multiculturale. Tra l'altro, la comunità di immigrati portoghesi qui a Durban è abbastanza numerosa.

Beh, um Bom Natal (in portoghese) al lettore, e alla prossima.

Nessun commento:

Posta un commento