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martedì 2 maggio 2017

Educational concerts

Oggi siamo andati con l'orchestra a suonare in un'altra delle innumerevoli scuole della regione. Per il programma "Educational concerts", finanziato dalle istituzioni sudafricane, la KZN Philharmonic Orchestra si è impegnata a recarsi in tutte le scuole della regione da cui prende il nome (KZN sta per KwaZulu-Natal), da quelle private, dove tocchi con mano l'enorme ricchezza delle élites sudafricane (nulla a che vedere con le scuole private italiane che sono povere in confronto), a quelle più misere, messe in piedi in qualche modo dal governo sudafricano per i paesini più isolati e di campagna. Ormai l'orchestra KZNPO ha battuto quasi tutta la regione, scuola dopo scuola, per far giungere anche agli angoli più lontani la magia della musica classica.

Oggi siamo andati in una scuola elementare di paese, a sud di Durban. Era la prima volta in assoluto che l'orchestra si recava lì, e gli insegnanti si erano impegnati molto per organizzare l'evento: si tratta infatti di una scuola pubblica non affatto ricca, anzi per bambini di famiglie della classe lavoratrice medio-bassa. Per noi era normale e in un certo senso noiosa routine, ma negli occhi di bambini e insegnanti ho visto scintillare come tante altre volte la meraviglia e la gioia di chi assiste a qualcosa di unico. Una coppia di attori presentava il programma con battute al tempo stesso comiche e istruttive, facendo esplodere risate a raffica dai bambini. Al termine, l'inno nazionale sudafricano di rito, come sempre, con i bambini gioiosi in piedi a cantarlo, sorridenti. Poi, mentre noi musicisti stavamo già mettendo via gli strumenti, un insegnante ha preso la parola. Era abbastanza giovane e aveva un atteggiamento dimesso, un vestiario modesto e uno sguardo buono e allo stesso tempo appassionato del suo lavoro. Ci ha detto che lui è nato e cresciuto in quel sobborgo di campagna, dove ora insegna, e che è la prima volta che è testimone di un tale cambiamento in positivo nell'insegnamento di quell'area, con un approccio "olistico" (ha usato questa parola) nell'insegnamento dei suoi ragazzi. E ci ha ringraziati perché questa esperienza rimarrà per sempre scolpita nella memoria e nelle emozioni di quei bambini.
Poi abbiamo preso i nostri strumenti e ce ne siamo andati ancora una volta come nulla fosse, al termine di un'altra mattinata di routine. Ma chissà quale seme emozionale abbiamo piantato in ciascuno di quei duecento ragazzini. E chissà in quanti altri, tra tutti quelli che ci ascoltano nelle innumerevoli scuole e scuolette. Speriamo che tante piccole goccioline insignificanti per noi possano influire sulle loro scelte future, magari nel cambiare in meglio un Paese che ne ha certamente molto bisogno.

Sono queste piccole ma allo stesso enormi soddisfazioni che mi fanno pensare di vivere una vita giusta, in questo mondo che a volte mi sembra vada alla deriva.

domenica 30 marzo 2014

Gli Africani e la musica nel sangue

Oggi abbiamo suonato in un ospedale poco fuori Durban. Immaginavo di ritrovarmi in mezzo alle corsie, tra gente sofferente, invece in realta' era un'occasione particolare, qualche sorta di ricorrenza, e ci hanno fatto sistemare in una grande sala, un po' "spartana". Tutti gli spettatori pero' erano vestiti in modo elegante, secondo le possibilita' di ognuno, e soprattutto c'era un clima di festa, quasi mi chiedo dove fosse veramente l'ospedale. Ospitare poi un'orchestra a suonare la domenica pomeriggio... Non so in Italia se ci sia qualche ospedale che lo fa, ma non l'ho mai sentito.

Accompagnavamo il coro locale, una cinquantina di persone di colore dalle voci potenti e bellissime, oltre a un piccolo coro di ragazzi dalle voci gia' molto promettenti. Ho potuto ascoltare da vicino quanto la popolazione nera sia particolarmente portata per il canto, hanno un timbro di voce potente e sono molto musicali.

Il caldo, nonostante qui ufficialmente sia appena cominciato l'autunno, mi faceva sudare e non bastavano i ventilatori. La mia compagna di leggio oggi era una ragazza giovane sudafricana di etnia tswana, ma l'orchestra e' un mosaico di genti di provenienza diversa, e' molto intrigante sapere quali incroci di vite diversissime si trovino gomito a gomito cercando di produrre insieme una bella musica: ci sono gli afrikaner, sudafricani bianchi (molto religiosi di solito), ci sono i neri, tutti giovani perche' solo da pochi anni i primi di loro stanno imparando la musica classica... la mia compagna di leggio e' una sorta di "pioniera" in questo senso. Poi ci sono gli stranieri che pero' vivono qui da vent'anni, tedeschi, bulgari, russi, tutti con storie diverse alle spalle, eppure un unico comune denominatore: anni di studio dello strumento, e anni di gavetta nelle orchestre dei Paesi di origine e poi in giro per il mondo. In fondo, pur nelle enormi differenze, abbiamo una storia comune.

Comunque, per tornare a noi, prima di iniziare a suonare mi ero preparato al peggio: assediato dal caldo, in una salone che non era certamente una sala concerto, mi dicevo: "speriamo non duri troppo". Anche gli altri orchestrali mi sembravano non di ottimo umore, per il fatto di dover suonare anche il sabato e la domenica questa settimana.

Invece, appena abbiamo cominciato a suonare, e' cominciato il divertimento. Niente musi lunghi tra il pubblico, come spesso in Italia, ma tutti attentissimi e divertiti, compreso il presentatore che tra un pezzo e l'altro esprimeva e condivideva col pubblico le sue impressioni ed emozioni (un po' "all'americana" a dire la verita', ma in fondo divertente). Era come se tutti si conoscessero, e poco a poco l'atmosfera allegra mi ha contagiato.

Ma il bello e' arrivato quando ha cominciato a cantare il coro: un'onda sonora dal timbro caldo si e' diffusa nella sala impregnandola di musica, il pubblico ha cominciato ad accompagnare cantando sottovoce o incitando con sorrisi quando una ragazzina che cantava da solista si emozionava un po'.

Prima del finale, e' intervenuto al microfono anche il direttore dell'ospedale, credo, un anziano di colore dalla voce roca e pacata, che ha ricordato come fino a non molti anni fa non fosse nemmeno concepibile che un coro di neri cantasse insieme a un'orchestra di bianchi (perche' fino a pochi anni fa, poi, l'orchestra era composta solo di bianchi). Questo, ha detto l'anziano, e' il potere della musica e degli uomini di buonsenso che operano con la musica, e si e' detto felice di vedere che finalmente banchi e neri lavorano assieme portando la musica nei luoghi piu' diversi, dalle scuole agli ospedali, donando momenti di felicita' a chi ne ha magari davvero bisogno. Questo ha strappato un applauso anche da parte degli orchestrali, che per un momento hanno lasciato da parte il malumore per non poter essere sulla spiaggia la domenica.
Io ho pensato: ma guarda quanto sentono importante qui la musica, lo sentono praticamente come uno strumento di vita! Wow!

E poi, abbiamo attaccato con il pezzo finale, Istimela, dalla musica travolgente: il coro ballava ondeggiando sulle note di questa canzone recente (il compositore era in sala) ma dai suoni e ritmi della musica tradizionale africana. Il pubblico non ha piu' resistito, si e' alzato in piedi ballando a sua volta e cantando. Accanto a me, la mia compagna di leggio tswana stava ballando e ridendo anche lei mentre suonava! So che ho pensato: "Cavolo, hanno proprio la musica nel sangue, io non riesco mentre suono a ballare cosi'!". Ma stavo ballando e ridendo dentro di me, felice di fare questo mestiere in mezzo a questa gente.