Esattamente 2500 anni fa la
Pianura Padana era una tranquilla regione d’Europa in cui vivevano differenti
popolazioni ognuna con propri usi e costumi. Come ho già raccontato nei precedenti post, il popolamento della Pianura
Padana ha origini antichissime: essendo una regione ampia e pianeggiante, era
uno dei primi territori europei attraversati addirittura fin dalle epoche dei
primi ominidi provenienti dall’Africa, più di un milione di anni fa, e poi in
tutte le epoche successive, da altre specie di ominidi, fino alla nostra
specie, l’uomo moderno, che arrivò qui nelle nostre zone almeno a partire da
45.000 anni fa. Durante le epoche glaciali, il livello del Mare Adriatico era
molto, molto più basso. La costa non era presso l’attuale Venezia, ma presso
l’attuale Ancona o ancora più in giù: da lì in su era tutta pianura abitabile.
Comunque, torniamo a noi. Nell’anno
485 avanti Cristo, cioè esattamente 2500 anni fa, il villaggio preistorico di Bussolengo non esiste più già da molto tempo, pur essendo stato abitato
in passato per oltre un migliaio d’anni (anche se con alcuni periodi intermedi
di abbandono). Perché, quindi, è stato definitivamente abbandonato e
dimenticato? Ho già accennato a una spiegazione nella conclusione dell’ultima
corrispondenza, ma vale la pena tornarci su. Fu l’intensificarsi dei commerci e
di un certo relativo benessere, già dai primi secoli del I millennio a.C., a
rendere ormai inutile rimanere arroccati in piccoli villaggi contadini sulle
creste collinari, che non potevano più ospitare comunità via via più grandi e
diversificate. Crescevano nuovi villaggi più popolosi, il più vicino era Verona,
e la gente preferiva andare a vivere in quei centri dove la vita era più
agevole. In epoche lontane la Valpolicella
era già stata sede di villaggi e di
commerci, ma mai prima d’ora era successo uno sviluppo simile. In sostanza, era
la fine della preistoria e l’inizio della cosiddetta protostoria, cioè la prima
fase della storia, in cui le notizie scritte su un determinato popolo non sono
giunte fino a noi da quello stesso popolo, ma comunque notizie scritte su di
lui ci sono giunte da altri popoli più o meno a esso contemporanei. Ma cos’è
che produsse questi nuovi commerci e benessere mai visti prima, e l’inizio del
periodo (proto)storico nelle nostre zone? Beh, sostanzialmente fu l’arrivo di
una nuova popolazione proveniente forse dall’Europa centro-orientale: i Veneti,
o Paleoveneti. Proprio intorno agli anni in cui è ambientata questa corrispondenza, nasce lo storico greco Erodoto, che sarà il primo a parlare dei Veneti (Enetoi in greco antico) per la prima
volta in un’opera storico-etnografica, e non associati a storie mitiche. Di
scritte in antico venetico ne sono giunte fino a noi circa 400, frammentarie,
soprattutto su oggetti votivi o steli funerarie, ma si è riusciti a tradurre
molto poco. Eppure è proprio un’iscrizione in antico venetico che riporta il
termine venetkens.
Dalle ricerche archeologiche (e letterarie) pare che gli uomini paleoveneti usassero radersi i capelli a zero |
Siamo quindi nel 485
a.C. I Veneti, stanziatisi nella Pianura Padana orientale già da
qualche secolo, stanno vivendo la loro epoca più florida. Qui sull’Adige e
nella zona del Garda siamo verso i confini dell’area veneta, ma i paesi e villaggi
paleoveneti sono benestanti anche qua, perché si trovano sulle vie di transito
la cui importanza ormai ben conosciamo (all’incrocio delle direttive est-ovest
e nord-sud, presso il lago di Garda, all’imbocco della val d’Adige), e inoltre
Verona è ormai un centro paleoveneto di una qualche importanza. I
Veneti in fondo hanno ripreso i commerci che già esistevano prima di loro, che
fanno della nostra pianura, in quest’epoca, un crocevia importante tra il Mar
Baltico del nord e il Mediterraneo (l’antica Grecia è già da secoli culla di
commerci e cultura, e sta per entrare, è questione di qualche anno, nella
stupenda età classica greca). Le popolazioni che abitavano la regione prima
dell’arrivo dei Veneti, cioè gli Euganei e i Reti, sono decadute ma non si sono
estinte: popolazioni euganee, ancora in questo anno 485 a.C., si
possono trovare in villaggi sui rilievi collinari della Valpolicella, e i Reti
hanno semplicemente arretrato i loro territori di predominio sulle Alpi e
Prealpi. Il territorio dell'ovest veronese, a questo punto della storia già lo
indovinerete, era in passato luogo frequentato sia da genti retiche (i Reti un
tempo abitavano stabilmente la Valpolicella), sia euganee (il nome Euganei è stato
appioppato loro dai Paleoveneti, ma in realtà gli Euganei altro non erano che
le varie popolazioni di pianura, dal Veneto orientale al Garda). Gli Arusnati,
poi, erano una popolazione che abitava la Valpolicella, probabilmente di
cultura retico/etrusca: le origini di Reti ed Etruschi sono molto più connesse
tra loro di ciò che si pensava in passato!
I Paleoveneti erano famosi per i loro bellissimi cavalli |
I centri principali paleoveneti
(qui da noi Verona, ma centri più importanti sono Este e Padova, a est) sono
praticamente città-stato con territori ben definiti e dominati da
un’aristocrazia. Se Verona comincia ad assumere le connotazioni di una piccola
cittadina, con case dalla base in pietra, è probabilmente merito della civiltà
paleoveneta. Qui da noi le aree collinari, come quelle montane, sono
organizzate in distretti di tipo “cantonale”, ma ricordiamoci che l’area del
Garda rimane anche in quest’epoca un territorio importante e ben sviluppato,
anche se di confine.
E il territorio bussolenghese? È
abitato nel 485 a.C.? Non abbiamo alcuna prova. La civiltà paleoveneta è una
civiltà proto-urbana, cioè che concentra la popolazione principalmente in
centri popolosi. Che ci sia qualche abitazione sparsa (o un
villaggio) oppure no, questa zona è comunque parte integrante del mondo
paleoveneto, con le sue peculiarità che lo distinguono da tutte le altre
culture non solo della Pianura Padana, ma di tutta l’Italia protostorica: una
società dedita al commercio con popolazioni vicine e lontane, permeata di forti
credenze religiose, che produce espressioni artistiche di rilievo, armature e
vestiti originali, produzioni bronzee e fittili, agricoltura e allevamenti di
bestiame e soprattutto di cavalli, per i quali questo popolo sarà famoso ai
tempi degli antichi Romani. La società paleoveneta inoltre è basata sulla
parità dei sessi, a differenza della maggior parte delle comunità dell’Italia
protostorica, che sono patriarcali.
Va detto inoltre che i Veneti
hanno uno scambio di reciproche influenze, non solo commerciali ma anche
culturali, con gli Etruschi, che in quest’epoca abitano anche la Pianura
Padana: la vicina Mantova era popolata di abitati etruschi, quindi anche nelle nostre zone, oltre alla presenza di Reti, Euganei, Veneti, va sicuramente aggiunta anche
la frequentazione etrusca. Per dire quanto siano in
comunicazione tra loro questi popoli, basti pensare che le iscrizioni retiche
dell’area prealpina e alpina sono dal punto di vista linguistico di derivazione
etrusca! L’attrezzo a forma di spiedo ritrovato a Ca’ di Capri (nel 1672),
verso il confine sud del territorio comunale di Bussolengo, porta incisa un’iscrizione
retica. Ca’ di Capri si trova proprio lungo la direttiva viaria che da Verona
conduce al lago di Garda meridionale. Questo ritrovamento conferma che il nostro
territorio, nel V secolo a.C., è più che mai luogo di passaggio e crocevia
delle principali culture dell’area padana e prealpina.
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