venerdì 21 ottobre 2016

L'antichità nell'Ovest Veronese: 7) Autunno 350 a.C.

Una tribù celtica sul piede di guerra

Siamo nell'autunno dell’anno 350 a.C. 
È un autunno particolarmente rigido e piovoso. È passato poco più di un secolo dalla nostra ultima corrispondenza, e la situazione è piuttosto cambiata: genti celtiche frequentano e abitano l'area del Garda e il circondario. Sono della tribù dei Cenomani e sono arrivati da qualche decina d’anni, quando una nuova ondata migratoria celtica si è riversata nella Pianura Padana da ovest. Già da secoli popolazioni di origine celtica vivevano nella Pianura Pa
dana centrale e occidentale, ma avevano pochi contatti con i Paleoveneti: i loro scambi commerciali avvenivano principalmente tra i valichi delle Alpi occidentali e la bassa pianura abitata dagli Etruschi. Ma qualche decennio fa, appunto, nuove migrazioni hanno sconvolto la situazione: le nuove popolazioni, spinte da un periodo freddissimo nel nord Europa che ha gelato raccolti e reso più difficile vivere oltre le Alpi, sono arrivate in Italia “affamate” di terra, di benessere, insomma sono arrivate con un’aggressività che la nostra pacifica Pianura Padana non conosceva più da molto tempo. Una tribù, addirittura, circa quarant’anni fa ha invaso il cuore dell’Etruria. Gli Etruschi hanno chiesto aiuto a Roma, che da qualche tempo è la più forte tra le città del Lazio, ma quando l’esercito romano è intervenuto è stato sonoramente battuto, e i celti sono scesi fin giù a Roma, saccheggiandola, salvo poi abbandonarla per tornare verso nord. I Romani li chiamano Galli, perché a detta loro vengono dalla Gallia.

Un abitato celtico di confine
Comunque, in questo periodo turbolento, noi siamo stati fortunati: tra le popolazioni celtiche di recente immigrazione, l'unica tribù che si è spinta fin qui a est è quella dei Cenomani, che è tra le più pacifiche. I Cenomani non hanno attaccato i Veneti (anche perché probabilmente i Veneti li avrebbero sconfitti), hanno semplicemente occupato un’area geografica di confine, stanziandosi in un piccolo abitato su un altura che chiamano Briks (Brescia) e poi popolando i territori circostanti, dal basso lago fin qui nel Veronese. E pensare che, secondo alcuni, i primissimi paleoveneti, quando erano ancora una popolazione povera e di recente immigrazione, vivevano proprio qui tra l’Adige e il Garda, mentre ormai già da secoli questo territorio è zona di confine per i Paleoveneti. Per questo non ci sono stati veri e propri scontri quando alcune genti cenomane sono venute ad abitare qua in zona.

Una famiglia di celti cenomani in buoni rapporti con
le popolazioni paleovenete del luogo
Qua nel Veronese infatti i Cenomani si sono integrati gradualmente, attraverso matrimoni e l’accettazione della cultura veneta preesistente. Va detto che, pur parlando una lingua diversa, gli usi e costumi dei Cenomani non sono poi così diversi da quelli dei Paleoveneti. Un’innovazione molto utile che i celti hanno portato è il carro agricolo: probabilmente i primi paleoveneti a utilizzarlo sono stati proprio quelli delle nostre zone. Una piccola differenza nella “moda” dei due popoli è che mentre gli uomini paleoveneti si radono i capelli, i celti se li lasciano crescere.

Probabilmente proprio in questi anni, grazie proprio all’immigrazione di famiglie cenomane, il territorio bussolenghese conosce nuovamente un popolamento. Ricomincia così a formarsi un sostrato socio-culturale sul nostro territorio, dopo essere stato per secoli territorio di confine probabilmente non abitato stabilmente. Questo nuovo sostrato è una graduale ma intensa integrazione tra la cultura veneta e quella celtica. Ed è proprio questa cultura che troveranno i Romani tra 150 anni, quando arriveranno qui.

Nessun commento:

Posta un commento