martedì 18 ottobre 2016

L'antichità nell'Ovest Veronese: 3) I primi ominidi (500mila anni fa)

In questo terzo viaggio nella preistoria veronese ci attende un incontro molto importante, quello con i primi ominidi stanziati in queste zone, già intorno al mezzo milione di anni fa: a Quinzano è attestato il più antico sito umano preistorico di tutto il Triveneto, risalente al paleolitico inferiore. È ovvio dedurre che quegli antichissimi abitanti pescassero nell’Adige e che facilmente arrivassero a cacciare anche qui nelle nostre zone, che distano pochissimi chilometri.

Va detto subito che la Pianura Padana, già più di un milione di anni fa, fu uno dei primissimi luoghi di immigrazione degli ominidi dall’Africa all’Europa, come testimoniano sempre nuove scoperte (per esempio il sito di San Lazzaro di Savena, verso Bologna, con resti risalenti appunto a oltre un milione di anni fa). Quindi è del tutto probabile che già in quelle epoche assai remote transitassero ominidi nelle nostre zone, dato che, come ormai è noto, ci troviamo in una posizione geografica di transito e oltretutto da sempre privilegiata per lo stanziamento umano, soprattutto qui, vicino alle colline prealpine, un luogo ottimale e di facile insediamento, preferito alla bassa e piatta pianura che in epoche lontane era meno ospitale e meno sicura, disseminata di foreste selvagge o di paludi, a seconda delle zone e delle epoche.

Quindi abbiamo puntato la lancetta del tempo a mezzo milione di anni fa (cioè 500mila anni fa), sperando di riuscire a scoprire chi erano i primissimi veronesi “residenti”. Abbiamo deciso di recarci vicino al corso dell’Adige e verso i limiti orientali dell’attuale territorio bussolenghese. Questo perché proprio qui c’era un guado sul fiume (come c'è oggigiorno), che si prestava come luogo facile di pesca. L’Adige non era più quel fiume incassato in un canyon che avevamo visto nel nostro precedente viaggio, cinque milioni di anni prima. Durante questo lunghissimo tempo (infinito per noi umani) la Pianura Padana era stata invasa dal mare per centinaia e centinaia di migliaia di anni (non qualche secolo!) e questo aveva portato all’accumulo di sedimenti sul fondale, a cui poi si erano aggiunti i detriti trasportati dai fiumi quando il mare si ritirò: gli antichi canyon vennero sepolti e si formò la Pianura Padana. Il clima si raffreddò notevolmente, e quindi il paesaggio che troviamo stavolta è una vera e propria foresta temperata, ma incolta, selvaggia.
Una foresta temperata selvaggia doveva
probabilmente ricoprire il territorio
collinare veronese mezzo milione di anni fa

Per non rischiare di fare incontri ravvicinati con lupi, cinghiali o, chissà, addirittura orsi preistorici, abbiamo portato una di quelle tende che si possono montare sui rami alti degli alberi, usate dai naturalisti per le loro osservazioni. Ci siamo così appollaiati in alto tra i rami, con una bella visuale su tutta l’ansa dell’Adige. Abbiamo vissuto per parecchi giorni proprio come degli avventurosi naturalisti, facendo di necessità virtù e scoprendo che la “foresta bussolenghese” di 500mila anni fa era ricca di vita: volpi, scoiattoli e una grande varietà di uccelli. Con il binocolo poi abbiamo potuto scorgere in lontananza, dove la foresta si diradava in spazi più aperti, grandi cervi dalle corna enormi.

Homo heidelbergensis
Ma dopo più di una settimana vissuta così, appollaiati per aria anche di notte in attesa di scorgere ominidi, eravamo ormai stanchi e rassegnati ad andarcene, quando proprio all’ultimo giorno li abbiamo visti. È un gruppo di quattro individui nudi, che camminano lungo la riva opposta, provenendo proprio da est, dalle zone di Quinzano. Senz’altro devono essere della specie pre-sapiens chiamata Homo heidelbergensis , protagonista della cosiddetta antichissima "cultura acheuleana" . Visti da lontano non hanno affatto l’aspetto fisico di ominidi primitivi, anzi: questa specie ha il merito di aver compiuto un grande balzo avanti nell’utilizzo di strumenti più elaborati, e anche nell’acquisizione di uno stile di vita praticamente già in tutto simile a quello dei futuri Homo sapiens (la nostra specie), come hanno dimostrato alcune recenti e rivoluzionarie scoperte . I quattro cacciatori portano con sé delle rudimentali lance e una sorta di rozza ma voluminosa bisaccia fatta di pelle di qualche animale. Giunti al guado ci sembra che si scambino qualche indicazione, che non udiamo. Comunque pare che questi siano stati tra le prime specie di ominidi in grado di articolare un linguaggio vero e proprio, anche se molto semplice. Nel frattempo si sono immersi nell’acqua fino ai polpacci e hanno cominciato a pescare, conficcando le lance appuntite tra i flutti: in pochi minuti hanno già preso i primi pesci e in poco più di mezzora riempiono quella specie di bisaccia, escono
dall’acqua e si avviano sulla strada del ritorno. Non era una battuta di caccia grossa, evidentemente, ma una semplice pesca “di routine”. Ma a noi è bastato, per scoprire chi erano i primi abitanti delle nostre zone, mezzo milione di anni fa.

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