martedì 18 ottobre 2016

L'antichità nell'Ovest Veronese: 1) All'epoca dei fossili di Bolca (50 milioni di anni fa)

Immaginate di essere nella zona occidentale della provincia di Verona, ma di affacciarvi alla finestra e non vedere più i Monti Lessini e il Monte Baldo, né il fiume Adige, né le colline moreniche attorno al Lago di Garda, e neppure le pianure della Valpolicella e della Bassa Veronese, e scoprire di trovarvi invece in un arcipelago in mezzo a un oceano tropicale, scorgendo lì attorno soltanto qualche atollo corallino e, in lontananza, qualche vulcano che si erge da una costa bassa e paludosa: sembra impossibile, eppure questo è l’aspetto che hanno avuto le nostre zone per milioni e milioni di anni, un arco di tempo che non riusciamo nemmeno a concepire in confronto ai tempi della storia o anche della preistoria umana.

Nel corso di queste distese infinite di tempo la Terra ha subìto immani cambiamenti di climi e di ambienti. Oggi si parla di riscaldamento globale, ma la Terra decine e centinaia di milioni di anni fa era molto più calda di oggi e per questo, non esistendo ancora nemmeno le Alpi, il territorio che oggi noi calpestiamo nella Pianura Padana era il fondale di un mare tropicale. Abbiamo quindi deciso di muoverci non nello spazio ma nel tempo, per documentare questo paesaggio che esisteva dove oggi viviamo noi, scegliendo una data tonda: 50 milioni di anni fa. Per intenderci era l’epoca a cui risalgono i fossili di Bolca , l’epoca geologica chiamata Eocene. Per essere chiari, le nostre zone avevano questo aspetto tropicale da ben prima, da centinaia di milioni di anni. Basti pensare alle impronte di dinosauro trovate vicino a Rovereto e impresse nella pietra da ben 200 milioni di anni: a quel tempo la pietra era probabilmente terra melmosa, in un clima e in un ambiente tropicale. Tra l'altro, anche sul Monte Solane, in Valpolicella, sulle prime pendici montane dell'Ovest Veronese, sono stati ritrovati fossili risalenti all'Eocene.

Eccoci quindi catapultati a 50 milioni di anni fa: un clima caldo e umido ci accoglie, sembra di essere all’interno di una serra tropicale. Il mare in cui ci ritroviamo era la famosa Tetide, quell’oceano preistorico che esisteva da epoche immemorabili, ancora prima dei tempi dei dinosauri (fin da oltre 250 milioni di anni fa). 50 milioni di anni fa però i dinosauri erano già estinti da una quindicina di milioni di anni. Quello che non molti sanno è che una piccola stirpe di dinosauri riuscì a sopravvivere all’estinzione di massa, a diversificarsi e a proliferare in seguito: gli uccelli. Infatti, una volta balzati in quel mare di 50 milioni di anni fa, notiamo uno stormo di grossi e strani uccelli a noi sconosciuti (forse oggi evoluti in pellicani?), gracchianti sopra l’atollo e sulle nostre teste.

Eoplatax papilio, uno dei numerosi fossili dei giacimenti di Bolca,
sugli attuali Monti Lessini, fossili perfettamente conservatisi
a distanza di 50 milioni di anni
Dopo aver navigato per un po' in questo antichissimo mare tropicale, lasciamo la barca per attraversare con un piccolo gommone una barriera corallina e addentrarci in una zona semipaludosa: a un certo punto, a pochi metri da noi, scorgiamo il netto profilo di un coccodrillo scivolare sulla superficie dell’acqua. I coccodrilli sono in effetti animali antichi quanto i dinosauri (legati a loro da qualche parentela) e alcune specie sono sopravvissute all’estinzione di massa che spazzò via i grandi rettili. Dopo esserci ripresi dal batticuore, favorito tra l’altro anche dall’aria umida e pesante, proseguiamo addentrandoci col gommone attraverso una lussureggiante vegetazione tropicale, tra grossi insetti (molte libellule) e variformi uccelli. Avvistiamo anche alcune belle tartarughe sulla riva. E poi anche palme molto robuste, che crescevano imponenti e rigogliose.

L’unico peccato è che non abbiamo potuto vedere altri animali che a quell’epoca vivevano sulla terraferma, come i primi grossi mammiferi terrestri e i più antichi primati antropoidi (lontani antenati delle scimmie e anche di noi umani). Ma d’altronde queste zone a quell'epoca non erano certamente il loro habitat, come abbiamo constatato anche personalmente: la nostra intenzione era infatti di scendere dal gommone e provare a raggiungere a piedi le falde di un piccolo vulcano non molto distante. Ma il terreno è talmente instabile, con tratti melmosi e paludosi nascosti ovunque in una vegetazione selvaggia, che abbiamo deciso che si tratta di un tentativo rischioso e impraticabile. Inoltre la respirazione è diventata difficile a causa delle esalazioni vulcaniche disperse nell’aria. Insomma, è proprio il caso di dire che non era ancora un ambiente adatto agli uomini!

Il sole comincia a tramontare tingendo il cielo di rosa, mentre in lontananza all’orizzonte compaiono grigi nuvoloni. Decidiamo così di ritornare alla barca e solcare per un’ultima volta il mare aperto, il nostro mare tropicale. Nostro, perché riflettendoci, tra le rocce di quel fondale marino di 50 milioni di anni fa, in intensa attività magmatica, era già in atto un lentissimo processo che avrebbe portato alla formazione della catena alpina: quel fondale marino era già il suolo dei Monti Lessini e del Monte Baldo che oggi vediamo affacciandoci alla finestra.

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